La capacità di un paese di attrarre aziende e investimenti internazionali, vitale per uno sviluppo dinamico della propria economia, è strettamente correlata ad una moltitudine di fattori sociali, economici, e politici.
Ad analizzare 82 paesi del mondo in base al potenziale attrattivo del proprio “ambiente di business” è quest’anno l’Economist Intelligence Unit, con il suo nuovo rapporto “Which country is best to do business in“, progettato in modo che rifletta gli stessi criteri di valutazione che le grandi aziende multinazionali adoperano per formulare le proprie strategie globali: l’utilizzo di dati “storici”, ma anche delle previsioni di performance per i prossimi 5 anni.
La classifica è stata elaborata sulla base di 10 categorie che descrivono le macro caratteristiche del paese di riferimento – situazione politica, stato dell’economia, opportunità di mercato, politiche per la competitività e la libera impresa, politiche per gli investimenti esteri, commercio estero e controllo del cambio valutario, politiche fiscali, qualità del settore finanziario, mercato del lavoro e qualità delle infrastrutture. Ogni categoria è, a sua volta, suddivisa in vari sotto-indicatori di cui l’Economist Intelligence Unit ha analizzato lo storico degli ultimi 5 anni e le proiezioni per i prossimi 5.
Quel che emerge, dal ranking 2014, è che il paese migliore per fare business rimane la “città-stato” di Singapore, prima anche nella classifica della UIA (l’Unione delle Associazioni Internazionali). Al secondo posto per attrattiva esercitata sugli investitori internazionali troviamo la Svizzera, seguita da Hong Kong, Canada e Australia. Tutti paesi dalle economie ben consolidate nel moderno scenario globalizzato.
Nella parte più bassa della classifica si affacciano i paesi europei: c’è la Svezia al sesto posto, seguita da Stati Uniti e Nuova Zelanda, e al nono e decimo posto, rispettivamente, Finlandia e Danimarca. “Per quanto si parli del potenziale dei mercati emergenti”, sottolinea l’Economist, “rimangono quindi le economie sviluppate di Nord America, Europa e Asia-Pacifico quelle dove è più facile fare business” e che risultano più appetibili per agli occhi golosi degli investitori.
L’Italia, a conferma del proprio momento di stallo, si posiziona al 48esimo posto, l’ultima -senza contare la Grecia – fra i paesi sviluppati. Secondo l’Economist, infatti, economie come quelle di Slovacchia, Cipro, Lituania, Bulgaria e Romania – considerando la regione dell’Europa mediterranea – rimangono tutti ambienti di business con una maggiore capacità attrattiva di quello italiano.