Incastrati Tramite Facebook? No, non è una Fedina Penale

Rimuovere tag, eliminare foto, evitare considerazioni “non politicamente corrette” e così via. In molti, specie negli ultimi mesi, si sono trovati a dover ripulire il proprio profilo di Facebook, diventato ormai uno strumento di controllo. Chi ha parenti o genitori tra gli amici, chi ha docenti o colleghi, o chi, soprattutto, deve trovare lavoro non può certo permettersi di infangare la propria immagine, rischiando guai nella “vita offline”.

Ma Facebook non è una fedina penale. La lezione arriva, come spesso accade, dagli Stati Uniti, dove una ragazza di 15 anni ha di recente vinto una causa contro la propria scuola, intentata per la violazione del proprio profilo di Facebook e della casella di mail. Si tratta di Riley Stratton, che nel 2012, quando si sono svolti i fatti, frequentava la scuola media nel Distretto di Minnewaska, nel Minnesota.

La vicenda, riportata da Business Insider, è molto curiosa e solleva diversi interrogativi. La ragazzina, all’epoca, avrebbe postato alcune sue critiche ed impressioni negative sull’assistente di un insegnante sul proprio profilo di Facebook, attraverso il computer di casa. Ma la scuola, violando la sua privacy, avrebbe visitato la pagina e controllato addirittura la sua mail, per poi punire la ragazzina attraverso la tipicamente americana “detention”, ovvero l’obbligo di trascorrere alcune ore supplementari a scuola al termine delle lezioni. Dopo questa vicenda Riley è rimasta indietro coi compiti e, a quanto pare, avrebbe subito ripercussioni negative sulla sua tranquillità nel frequentare la scuola, temendo continuamente di essere punita per ciò che avrebbe potuto dire o fare fuori dalla classe.