In Iraq sta nascendo un Califfato guidato da Abu Bakr al Baghdadi al Qureshi.
Le forze dell’Isis, Islamic State of Iraq and al-Sham, oltre alle classiche tattiche di guerra hanno messo sul campo una strategia comunicativa, via social-media, di grande impatto. Smartweek ne parlava qui, mettendo a fuoco le somiglianze del gruppo islamico con molte aziende occidentali, in primis per l’uso attento e strategico di Twitter. Ora la domanda sorge spontanea: come ha reagito a questa “guerra social” il governo iracheno del primo ministro Nouri al-Maliki?
La risposta è che la lotta è diventata molto più feroce sul web che sul territorio fisico. L’esercito governativo si è dimostrato incapace di bloccare militarmente gli jihadisti, che nel giro di poco tempo sono arrivati molto vicini alla capitale Baghdad. Il governo si è così trovato costretto a bloccare l’accesso a Facebook, Youtube e Twitter, nel tentativo di annullare l’abile propaganda dell’ISIS. La capacità di reclutamento di Baghdadi e compagni tra i sunniti, repressi in questi ultimi anni di governo, è comunque alta. L’intenzione è dunque quella di spegnere questo focolaio chiudendo i canali di comunicazione per evitare la pubblicazione di foto e video con i report sulle sconfitte dell’esercito iracheno.