FB Player è una piattaforma online che serve a scoprire talenti emergenti nel mondo del calcio e ha appena concluso una partnership con la Juventus.
Drexcode permette di noleggiare abiti di lusso per eventi speciali (un abito di Moschino da 1500€, per esempio, può essere noleggiato per quattro giorni a 150€).
Su Enjore si organizzano tornei, sportivi e non, e la piattaforma ha già raggiunto circa 100mila utenti unici al mese.
Questi sono solo alcuni esempi di startup supportate da iStarter, incubatore ed acceleratore d’impresa torinese. iStarter seleziona idee e team brillanti e aiuta le startup a divenire imprese in grado di reggersi autonomamente e di ottenere investimenti da business angel o da venture capital.
Oggi siamo con Michele Padovani, Ceo di iStarter, che ci spiegherà nel dettaglio cosa è e cosa fa iStarter, cosa fa e quali sono gli obiettivi per il futuro.
Cosa offre Istarter alle startup e cosa chiede in cambio?
“Istarter selezionia dalle dieci alle quindici startup all’anno, a cui offre sia un luogo dove lavorare sia una serie di competenze di business, grazie alla consulenza di professionisti altamente qualificati. Il nostro è un modello di business particolarmente innovativo e direi anche rischioso. Alle startup non chiediamo nulla in anticipo. Il nostro compenso dipende dai risultati raggiunti dalla startup stesse e questa è una delle ragioni per cui siamo particolarmente selettivi.
Nello specifico alle startup chiediamo una percentuale del finanziamento che le startup ottengono – riceveremo il compenso solo se la startup riuscirà ad ottenere un funding -, un’opzione per acquisire un certo numero di azioni in startup incubate presso iStarter nel momento in cui la startup viene finanziata – l’opzione ci permette di comprare queste azioni al loro valore nominale che sarà ovviamente inferiore del valore a cui la startup riceve il finanziamento -. Ci tengo a sottolineare che, nonostante tutto, non siamo investitori”
Qual è la struttura di iStarter e quali competenze avete?
“iStarter è una società per azioni interamente privata con ad oggi circa 60 equity partner, tutti giovani imprenditori o manager già affermati nel loro settore con competenze complementari tra di loro e con un’età media al di sotto dei 35 anni.
Oltre ai partner, che lavorano part time, abbiamo un team dedicato a tempo pieno al progetto. Io ho assunto il ruolo di Ceo da settembre 2013 e sono supportato anche da un team di analisti”
Quanto iStarter è “internazionale”?
“iStarter è probabilmente l’acceleratore italiano più internazionale. Il nostro centro è a Torino, ma abbiamo molti partner in giro per il mondo, tra cui 3 negli Stati Uniti, 11 a Londra, 3 in Svizzera, 2 negli Stati Uniti, 1 in India, 1 in Oman. Attualmente stiamo creando anche nuovi hub, in particolare a Londra e Istanbul. Al momento utilizziamo gli hub stranieri per lo più per creare nuove opportunità di finanziamento per le nostre startup. Ad esempio ad inizio luglio cinque startup incubate da iStarter incontreranno alcuni investitori a Londra. Stiamo anche pensando di estendere il ruolo degli hub ed in futuro potremmo avere anche startup incubate in hub stranieri”
Qual è il principale contributo che date alle startup?
“Il principale contributo è un supporto di tipo consulenziale per tutti gli aspetti legati al business. A ciascuna delle nostre startup sono affiancati 3 partner. I partner supportano le startup su diversi aspetti, dalla stesura del business plan ad aspetti più commerciali come negoziare accordi con privati. Tra i partner di iStarter abbiamo affermati professionisti come il country manager di Facebook Italia o professionisti dalle migliori realtà di consulenza strategica e finanziaria del mondo”
Avete già dei casi di startup di successo?
“Ne citerò solo tre ma potrei parlare anche di diverse altre. FB player aiuta a selezionare nuovi talenti nel mondo del calcio. Drexcode permette di noleggiare vestiti di lusso ispirandosi ad una startup americana chiamata Rent The Runway e che ha già raccolto più di 50 milioni di dollari in finanziamenti. E poi Enjore, nata solo 18 mesi fa, che permette di organizzare e gestire tornei”
Sei dell’idea che in Italia esista un problema di investimenti in startup?
“Il mondo degli investimenti in Italia pecca da un punto di vista sia qualitativo sia quantitativo. Esiste un problema culturale e di limitata concorrenza tra i gestori di fondi di venture capital. Ad esempio, in Silicon Valley, una startup giudicata promettente da un fondo ha ottime chance di entrare in contatto e concludere un round di finanziamento in pochi giorni. In Italia invece capita spesso di aspettare parecchie settimane. Oltre tutto ci sono ancora pochi fondi con un focus sull’Italia e questo limita la creazione di una vera competizione tra di essi. Mentre negli Stati Uniti sono i fondi a contendersi le startup da finanziare, in Italia sono le startup a lottare per ottenere un finanziamento”
Quale è il livello medio delle startup italiane?
“La qualità media non è sempre eccellente, ma ci sono per fortuna anche dei picchi rappresentati da startup di livello molto alto. Inoltre, nell’ultimo trimestre, ad esempio, ho visto varie startup fondate da ragazzi che avevano appena lasciato il proprio posto a tempo pieno in prestigiose aziende di consulenza e che hanno deciso di fondare la propria impresa spinti da una vera passione, e questo è un segnale che fa ben sperare per il futuro”
Quali sono i vostri obiettivi futuri?
“L’obiettivo di Istarter è continuare nel nostro lavoro di aiutare a far crescere le startup del futuro in Italia e nel mondo. Credo che alcune delle nostre startup riusciranno ad emergere anche se ovviamente startup significa rischio. Sappiamo che su 100 startup circa 80-90 falliscono, 9-10 ripagano investimento e una offre ai propri investitori un ritorno maggiore di 30 volte il capitale investito. Stiamo lavorando al lancio di Bonsai: un veicolo di investimento da 10m €. Bonsai intende investire 100 mila € in 100 startup, imitando il modello di 500 startups di Dave McLure negli Stati Uniti. Bonsai sarà operativamente collegata a iStarter ma avrà una governance indipendente. A decidere il piano degli investimenti sarà un comitato composto dagli azionisiti che hanno investito in Bonsai (indipendenti da iStarter). Da parte nostra, in iStarter ce la stiamo mettendo tutta. Io ho lasciato il mio lavoro come VicePresident nel team di Investment Banking di Unicredit e da quasi un anno lavoro come Ceo di iStarter a tempo pieno. Come potrai capire sia io sia gli altri partner crediamo fortemente nel progetto e stiamo davvero investendo su iStarter assumendoci rischi in prima persona”.