Il clima rigido e freddo della Finlandia favorisce la creatività? Sicuramente sì per Marc Dillon, Antti Saarnio e soci, temerari fondatori e impiegati di Jolla, una neonata startup formata da ex componenti dello staff di Nokia, ora acquisita da Microsoft. L’impresa, in men che non si dica e con una certa dose di coraggio, ha dato vita a un prodotto finito ben presto sotto i riflettori.
Jolla supera il concetto abituale di smartphone con una sorta di smartphone 2.0, un ritrovato tecnologico dal futuro incerto, ma con caratteristiche ben definite (il lancio ufficiale è avvenuto lo scorso 27 novembre). L’imponente portata innovativa è costituita dal sistema operativo SailFish Os, naturale evoluzione del predecessore MeeGo, piattaforma Nokia che ha trovato posto solo sull’ormai superato Nokia N9 (2011). L’idea base del nuovo sistema operativo è l’essere “open” a tutto campo; contrariamente alla relativa immodificabilità e rigidità dei tradizionali e più famosi sistemi operativi, quali iOs e Android, SailFish sviluppa un concept che la rende allo stesso tempo compatibile con le applicazioni Android e disponibile a continue modifiche. A fare da supporto, una grafica di nuova generazione, basata su un incentivo alla personalizzazione e comandi d’azione basati sulla sollecitazione diretta tramite lo schermo touch screen. Non finisce qui naturalmente, a parte l’hardware e il design minimale, la filosofia di costruzione è visibilmente innovativa: per la prima volta uno smartphone supporterà delle smart-cover. Non solo coloreranno e andranno a proteggere il dispositivo ma grazie al chip 2FC mutando loro muterà pure il comportamento del device, sarà possibile espanderne le funzionalità e aggiungere servizi, memoria e altro ancora.
La strategia di Jolla appare chiara: il sito della compagnia riporta a chiare lettere la scritta “We Are Unlike”, un focus sulla differenziazione piuttosto netto che, insieme a un team creativo attento ai desideri del consumatore più technology addict, potenzialmente è destinato a diventare il primo gradino di una piattaforma europea per smartphone.
Le difficoltà non mancano e la strutturazione del mercato in cui competere è solo uno dei problemi cui Jolla dovrà trovare rimedio: pare difficile riuscire a guadagnare terreno in un settore dove Android la fa da padrone (con l’81.9% di share) seguito a distanza da iOs (13%). E se le quote di mercato di Apple nel segmento smartphone sono in fase di declino dallo scorso anno, il colosso coreano rivale Samsung è portatore del 32.1% dei dispositivi venduti a livello globale. Difficile dunque stimare come reagirà il mercato alle innovazioni di Jolla, considerato che i competitor minori viaggiano su quote di share che si contano sulle dita di una mano tra mille avversità. Ai problemi esogeni è necessario affiancare quelli interni a Jolla, relativi alla sua struttura ancora debole. La startup può contare solo su 90 dipendenti e un ciclo di produzione esiguo, limitato a 450 modelli (tutti già prenotati prima del lancio). La distribuzione non consente una penetrazione efficace, con la grande eccezione della Cina grazie all’alleanza con D.Phone, mentre il perimetro vendite, almeno in questa prima fase risulta limitato alla sola Finlandia.
Non è dato sapere quel che sarà di Jolla fra pochi mesi in un contesto così mutevole, senz’altro l’ottimismo a Dillon e collaboratori non manca, grazie anche alle prenotazioni da 136 paesi diversi e la partenza delle vendite in Europa e nel mondo nel 2014. Certo è che se la compagnia riuscirà a mantenere lo spirito creativo che nel 2011 consentì la loro reazione verso Microsoft e li portò a fondare Jolla i risultati non tarderanno ad arrivare.