La Lingua Più Romantica del Mondo? L’Italiano

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Thomas Mann l’ha definita la lingua degli angeli, l’italiano è storicamente definita la lingua del belcanto per la sua musicalità.

Ci sono voluti secoli per “sciacquare i panni in Arno”, ma ne è valsa la pena. Pensiamo ad Andrea Bocelli che conquista i palcoscenici di tutto il mondo utilizzando esclusivamente la lingua italiana e la sua voce potente.

Un’altra lancia spezzata a favore della lingua italiana viene direttamente da Londra. Precisamente, la celebre azienda di traduzioni Today translations, che offre traduzioni in oltre 200 lingue, è stata sottoposta a un sondaggio: è emerso che secondo i suoi 320 linguisti, l’italiano è la lingua più romantica del mondo.

Uno smacco piuttosto forte per Parigi, città dell’amore per eccellenza, ma c’est la vie. Tra i numerosi assi nella manica dell’Italia, la sua lingua è considerata sommamente attrattiva dagli stranieri oltre che la quarta più studiata al mondo.

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Ma da dove viene questo fascino?

In primo luogo, secondo l’università di Princeton, l’italiano è la lingua perfetta per tutti i piaceri della vita: la sua melodia intrinseca è perfetta per gli amanti dell’arte, della musica, dell’architettura, dell’opera e, ovviamente, del cibo.

Successivamente, afferma che imparare l’italiano è il viatico migliore per parlare più fluentemente l’inglese: la sua vicinanza con il latino è uno dei motivi delle crescenti iscrizioni ai corsi di lingua italiana nelle università americane.

Infine, è indispensabile ricorrere al proverbio “Nella botte piccola c’è il vino buono”. Infatti, il fascino di una lingua non è direttamente proporzionale all’ammontare dei parlanti. Dianne Hales, autrice dei bestseller “La Bella Lingua” e “Mona Lisa”, aggiunge che con l’italiano

Perciò, l’Italia ha l’obbligo di sfruttare questo enorme tesoro a suo vantaggio, rispolverare qualche congiuntivo e impedire che si avveri la profezia di Roberto Vecchioni, “L’italiano, tra non molto, sarà la più bella tra le lingue morte”.

Il mezzo adatto risponde al nome di soft power, vale a dire la possibilità di influenzare gli altri per ottenere i risultati voluti. È un fatto di seduzione linguistica e grammaticale. Il concetto è stato coniato da Joseph Nye, professore e politologo di Harvard, il quale, durante una conferenza Ted, ha dimostrato l’efficacia di attirare le persone suscitando il consenso spontaneo.

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I Paesi anglofoni e la Cina lo hanno capito da tempo, convincendo tutto il globo a studiare inglese e cinese. Il loro attuale potere si costruisce su molteplici canali: il bastone, ovvero la forza negli accordi diplomatici, la carota, con il vantaggio economico e monetario, e il soft power.

La capacità seduttiva si fonda su reputazione e desiderabilità: il denaro e le armi sono superate, ed è per questo motivo che i risultati raggiunti sono più permanenti di un accordo commerciale. Ecco spiegata l’undicesima posizione dell’Italia nella classifica internazionale del soft power e la sua costante scalata verso il podio.

italianoTuttavia, l’aria rarefatta della vetta si potrà respirare solo quando l’Italia comprenderà l’importanza di promuovere e parlare correttamente l’italiano. I suoi pregi intrinseci permetterebbero di valorizzare l’esclusività del Made in Italy, contrastando il fenomeno dell’italian sounding, un giro d’affari che vale 600 miliardi di euro: prodotti esteri che si spacciano per italiani solo per il loro nome.

Si tratta di creare un’identità all’Italia, completa di economia, politica e sensazioni. Gli stranieri hanno ben presente il significato di italianità, solo il suo popolo si dimentica un po’ troppo spesso dei tesori inestimabili che si celano nelle città e nel vocabolario.

Perciò, sfruttare il potenziale innato dell’italiano sembra la mossa vincente. Restiamo sintonizzati per ulteriori sviluppi.