Se qualcuno vi dicesse che la matematica può essere utilizzata nelle questioni amorose, come reagireste? L’amore, una delle forze più incontrollabili e imprevedibili, soggetto alle leggi matematiche? Ebbene, il libro ‘The Mathematics of Love’, di Hannah Frey, matematica presso l’UCL Centre per l’analisi spaziale avanzata a Londra, dimostra come formule ed equazioni possano funzionare anche in campi che appaiono del tutto ‘casuali’.
La matematica, come ha dichiarato l’autrice, fa parte dello studio della probabilità. Con la matematica si predice il tempo, si analizza la crescita ipotetica di una città e si può rivelare ogni cosa, dalle più grandi leggi dell’universo al comportamento delle particelle subatomiche. L’amore stesso è pieno di schemi, modelli e probabilità, dal numero di partner che si possono avere in tutta la vita al modo di scrivere messaggi. La matematica è il linguaggio della natura, non per nulla.
Come si può trovare con certezza l’anima gemella? La certezza assoluta è difficilmente raggiungibile, ma con un algoritmo si può ottenere un’ottima approssimazione. La mente matematica definisce la possibilità di trovare la persona giusta come ‘un equilibrio tra attesa del partner migliore e capacità di lanciarsi prima che tutti i migliori siano presi’. In questo meccanismo si inserisce un’equazione, chiamata, come spiega Frey, ‘optimal stopping theory’, che può essere tradotta in italiano con ‘teoria del limite ideale’. Ma che limite? Il limite prima del quale scartare tutti i partner ‘sperimentati’ e oltre il quale iniziare a considerare l’idea di accasarsi.
In questo modo si aumenta la possibilità di trovare la persona giusta, basandosi su esperienze e criteri stabiliti dal passato con altri partner. Si tratta di un calcolo applicabile ad ogni altra scelta che implichi la ricerca di un’opzione migliore e ottimale: dal cercare una nuova casa alle tecniche di assunzione di nuovo personale. L’idea di applicare un algoritmo matematico nelle questioni amorose funziona anche nel determinare dalle conversazioni e dalle abitudini dei partner se ci sarà una rottura o se la coppia andrà avanti. Si tratta di un calcolo probabilistico.
Poniamo il caso di una discussione tra marito e moglie: esiste un’equazione in grado di determinarne l’andamento e di prevedere le possibili reazioni.
W sta per ‘wife’ e H sta per ‘husband’. A sinistra, in entrambi i casi, si ha la negatività o positività del prossimo intervento nella discussione, mentre a destra si ha il calcolo dei fattori che possono influenzare il risultato: umore di base, umore insieme al partner e influenza del partner nel discorso. Ci sarebbe anche la possibilità, a quanto pare, di raggiungere la formula del ‘matrimonio stabile’, quello per cui nessuno dei due partner potrebbe stare meglio in un’altra coppia. Come? Semplice (più a dirsi che a farsi): operare con un sistema incrociato di prime, seconde e terze scelte, agendo sempre per primi e senza fermarsi al ‘meno peggio’. Un metodo che a quanto pare ha una sua utilità anche in questioni più pratiche, come nella ricerca di lavoro o nell’assegnazione di incarichi. L’idea è quella di non lasciare scoperte possibili ‘soluzioni ottimali’.