Per il mondo intero, è la più giovane candidata al Premio Nobel per la Pace. Per il portavoce dei talebani, è il “simbolo degli infedeli e dell’oscenità”. Per il popolo pakistano, potrebbe essere la svolta.
Malala Yousafzai, classe 1997, è, secondo il Time, una delle 100 persone più influenti dell’anno. Aveva solo 13 anni quando divenne celebre per il blog in lingua urdu da lei curato per la BBC, in cui denunciava il regime dei talebani pakistani, che occupano militarmente il distretto dello Swat e che calpestano i diritti civili delle donne di quell’area, vietando loro l’istruzione. Un personaggio scomodo, una voce forte, temibile, da eliminare.
Il 9 ottobre 2012, il pullman su cui viaggiava Malala per tornare a casa da scuola viene assaltato da un commando di uomini armati appartenenti al Movimento dei talebani del Pakistan (Ttp), alleati di Al Qaeda. La bambina, che aveva sfidato il potere con la sola forza delle parole, sopravvive miracolosamente, e viene trasportata nel Regno Unito per curarsi. Nel giorno del suo 16esimo compleanno, il 12 luglio 2013, Malala Yousafzai festeggia in un modo non convenzionale, incantando il quartier generale delle Nazioni Unite con un discorso che entrerà nella storia: “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica soluzione. L’istruzione è la prima cosa”.
La storia di Malala ha ispirato un vero e proprio movimento, che ha chiesto a gran voce l’assegnazione del Nobel per la pace 2013, premio assegnato infine all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac). In compenso, la giovanissima attivista, ha vinto lo scorso 10 ottobre il prestigioso premio Sakharov, assegnato come ogni anno dal Parlamento Europeo, per premiare personalità e organizzazioni che hanno dedicato la propria vita alla difesa dei diritti umani e delle libertà individuali. “L’esempio coraggioso e stimolante di chi rischia la vita per il diritto all’istruzione per le giovani donne” è invece stato sottolineato dal Governo canadese, dopo aver concesso la cittadinanza onoraria a Malala, riconoscimento che venne conferito in passato a Nelson Mandela e Aung San Suu Kyi.
Secondo i bookie internazionali, la sedicenne pakistana potrebbe “consolarsi” dal mancato Nobel con la copertina più famosa del mondo, quella della rivista Time come personaggio dell’anno, superando sia Papa Francesco che la talpa del Datagate Edward Snowden. Per ora, Malala ha ottenuto il risultato più importante: tornare a scuola, a Birmingham. Ha scritto un libro con la sua storia “I am Malala” e sogna di entrare in politica. A soli 16 anni, ha dovuto pagare sulla sua pelle per le sue idee, per aver alzato la voce coraggiosamente in nome di chi era costretto a tacere. Questa ragazzina è diventata simbolo del cambiamento e della tenacia dei ragazzi di tutto il mondo che nel 2013 combattono ancora per il diritto allo studio.
Ancora oggi i talebani continuano a minacciare Malala, la sua famiglia, e chiunque provi a seguire le sue orme, perché le parole, le idee, e i libri, fanno più paura delle bombe.