L’edizione numero 67 del Festival del cinema di Cannes non verrà solo ricordata dai cineasti italiani per il riconoscimento del talento di Alice Rowracher, bensì per la rinascita (meglio parlare di seconda vita) di Godard e della Nouvelle Vague, recente orfana di un altro suo immenso esponente, Alain Resnais.
Il ritorno del maestro francese alla veneranda età di 83 anni, tredici anni dopo il suo Eloge de l’amour, è stato accolto dai critici e dagli addetti ai lavori con meraviglia e stupore per la scelta del regista di presentare un’opera completamente realizzata in 3D. Questa innovazione ha donato al cinema di Godard un carattere di svolta dal punto di vista della regia assai divergente dal tradizionale classicismo cinematografico, grazie alla particolare tecnica visiva dissociata della doppia cinepresa flip-flop.
Dimentichiamoci, però, degli effetti speciali (che lo stesso regista definisce idiozie) per lasciarci guidare attraverso un occhio supplementare sulla realtà: il 3D come valore aggiunto e dall’effetto imprevedibile sulla rappresentazione e sull’evoluzione interiore del personaggio. Godard è da sempre affascinato dal processo tecnologico; già 50 anni fa, fu uno tra i primi a dedicarsi allo studio delle ricerche video. Oggi, invece, con piccole telecamere per riprese in movimento, una Canon 5D e persino uno smartphone, il regista franco-svizzero ha deciso di realizzare “Adieu au langage”, girando ogni scena nella sua casa-laboratorio, sala di proiezione e montaggio di Rolle, nel cantone svizzero di Vand.
Il linguaggio, soprattutto cinematografico, come recita il titolo, è morto; ciò non toglie che si debba continuare a mettersi in gioco, anche ad ottant’anni, anche se si è indiscussi maestri della settima arte. Sibillina ed in perfetta continuità con gli altri suoi 46 lungometraggi è la sinossi del film, che vede una donna sposata, un uomo scapolo, l’amore che li lega e l’incapacità di comunicare per via dei diversi linguaggi impiegati.
In attesa di poter godere anche nelle sale italiane dell’ultima fatica del giovane vecchio cineasta francese, pare che il Maestro abbia davvero intenzione di sperimentare e di sorprendere fino à bout de souffle, fino all’ultimo respiro.