La Strage dei Mondiali in Qatar: Centinaia di Morti

Sono 900 fin’ora. Un numero spropositato, folle, assurdo. Assurdo perché stiamo parlando di vite umane spezzate, interi gruppi di lavoratori la cui esistenza è stata nella quasi totalità dei casi connotata da povertà e condizioni disagiate, costretti a lavorare nel clima desertico tipico della regione del Qatar per pochi spiccioli. Costruivano mega impianti e costruzioni che serviranno ad ospitare i Mondiali di calcio previsti nel 2022. Lo sappiamo, i paesi arabi sono all’avanguardia quando si tratta di progetti e infrastrutture. Non intendono tirarsi indietro di fronte a un’opportunità così ghiotta che ne metterebbe in mostra le virtù dinnanzi agli occhi del mondo intero. Ma c’è da scommettere che quando sarà il momento questi si poseranno solo sulle mirabili giocate degli atleti in campo e perché no, sulle impressionanti arcate degli edifici che li ospitano. Quello che si nasconde dietro le quinte di solito passa inosservato.

Il dato sull’allarmante numero di morti coinvolti in questi due anni di lavori arriva da un report del Guardian: sembra che già oltre 400 lavoratori migranti del Nepal abbiano perso la vita sulle gigantesche impalcature predisposte per l’occasione, altri dall’India hanno avuto in questi anni la stessa sorte. Uno studio condotto dalla International Trade Union Confederation, se possibile ancora più impressionante rispetto ai già incredibili dati riportati, lancia una previsione che si commenta da sola: senza miglioramenti significativi nelle condizioni di lavoro da qui al calcio di inizio dei giochi almeno altri 4000 lavoratori migranti perderanno la vita. Non sono numeri campati per aria, come qualcuno potrebbe sospettare.