Il mondo delle università italiane è continuamente al centro del dibattito politico e mediatico, e non senza ragioni. Dalle diatribe sul 3+2 al tormentone sui “bamboccioni”, dalle riflessioni sul numero chiuso alla “fuga dei cervelli”: gli argomenti non mancano.
Tra queste interessanti tematiche rientra anche quella sui corsi di laurea più stravaganti e con meno iscritti del Paese. Con la riforma Gelmini, entrata in vigore il 1° settembre 2009, però, molti sono stati eliminati, riducendo così i costi dell’università italiana e limitandone in molti casi l’offerta didattica.
Una delle regioni più “colpite” dalla riforma è stata la Campania, con ben 34 corsi di laurea cancellati e 6 sedi decentrate chiuse, tra cui Scienze a Torre del Greco. Soltanto all’Università Federico II di Napoli sono stati tagliati 20 corsi di laurea in 6 anni, lo stesso numero dell’ateneo di Cagliari. Rimanendo in Sardegna, scopriamo che a Sassari proprio quest’anno è stato tolto dall’offerta formativa la laurea in Lettere classiche, che faceva parte di un corso “interclasse”.
Con un balzo al Nord, ad Udine sono stati eliminati 30 corsi di laurea, addirittura prima che la riforma entrasse in atto, anticipando dei tagli che sarebbero poi stati obbligatori. A Trento sono stati soppressi i corsi di Scienze storiche (Lettere) e Fisica e tecnologie biomediche (Scienze), oltre alla specializzazione biennale in Giurisprudenza, rimasta solo nella forma di corso unico quinquennale.