Alle tre di notte basterebbe aprire un qualsiasi social network per rendersi conto che la notte no, non è fatta solo per dormire: un concerto di hashtag, notizie e discussioni al suono dei centoquaranta caratteri domina il piccolo mondo del canarino azzurro.
Su Facebook un poeta solitario estrae dal cassetto impolverato le sue creazioni, una mamma chiede vite a Candy Crush e un nostalgico posta un inedito dei Doors. Ultimo accesso alle due e sveglia alle sette: l’esercito dalle “borse sotto agli occhi”, solitamente poco coscienti della loro dipendenza da social, popola la metà del giorno baciata dal sole quasi con noia, consapevole della freschezza e dell’immediatezza donate dalla notte. Un fenomeno certamente in crescita, soprattutto nei paesi in cui l’accesso ad internet non è più un lusso ma una consuetudine e in cui l’accessorio è diventato necessità. Sempre più tecnologici, sempre più social ma anche più insonni.
Allo scopo di fare chiarezza sul fenomeno abbiamo rivolto alcune domande alla dott.ssa Pamela Giudici, medico chirurgo, specialista in psicoterapia:
Dottoressa, le è mai capitato di affrontare casi simili nel suo studio?
Personalmente ho affrontato casi di coppie in cui il/la partner impiegava la maggior parte del proprio tempo libero online: non solo in casa ma anche in luoghi pubblici, soprattutto nella fascia serale. Spesso mi raccontano di trascorrere parte della serata al pc, svegliandosi sempre stanchi e nervosi.
Il fenomeno è circoscritto solo al mondo dei social?
Non solo social ma anche gaming online: alcuni pazienti lamentavano di passare la notte a sfidare sconosciuti online, il tutto con pesanti ripercussioni sulla successiva giornata lavorativa.
Disturbo o semplice svago?
Una parte soffre di un vero e proprio disturbo: il restare sempre connessi genera gravi ripercussioni sull’igiene del sonno e, parte di queste persone finisce in centri specializzati per la cura del sonno. In alcune di queste strutture gli insonni tecnologici sfiorano il 40% dei casi. Bisogna sottolineare che queste persone sono clinicamente sane, non soffrivano precedentemente di disturbi ma grazie a questi comportamenti ripetuti e inappropriati possono svilupparne.
Senza entrare in tecnicismi, in che modo queste cattive abitudini influiscono sul sonno?
Secondo alcuni studi americani risulta che la luce del display dei dispositivi elettronici agisce sul nostro cervello, causando una diminuzione della produzione di melatonina, importantissimo ormone regolatore del ritmo sonno-veglia. Sembra che lo stare davanti a questi schermi retro-illuminati possa ridurne la sintesi fino al 22%. Bisogna inoltre considerare che lo scambio di messaggi, le chat, le sfide sui social network sono una sorta di “stimolanti hi-tech”: per alcune persone hanno l’effetto di un paio di tazzine di caffè, prese a tarda notte.
Prevenire è senza dubbio meglio che farsi curare, lei cosa suggerisce?
La cura è davvero semplice: bisogna riconsiderare gradualmente le proprie cattive abitudini. Evitare di portarsi a letto smartphone, pc e tablet. Se inizialmente dovesse risultare difficoltoso, datevi un tempo limite entro cui spegnere gli apparecchi elettronici. Sfogliare un libro, farsi un bagno caldo, ascoltare buona musica sono piccole strategie da adottare per un addormentamento più rapido e naturale.