Se esistesse una classifica degli artisti delle composizioni, lui occuperebbe sicuramente la prima posizione. Se qualcuno scommettesse sulla prossima moda che impazzerà nella televisione e nella rete dell’epoca dei tutorial, lui sarebbe sicuramente il protagonista. Olivier Langhendries è molto più di un personaggio mediatico in ascesa. È una storia, una commistione di genere e creatività. Milano è stato il suo palcoscenico, che ha composto, creato ad arte, attraverso la diffusione di una nuova forma di arte naturale: quella dei fiori. Un tema molto caldo nella capitale economica del Paese. Noi di Smartweek abbiamo incontrato Olivier che ci ha svelato vita, segreti e cultura di una professione ancora poco nota in Italia: il floral designer.
Olivier, la professione di floral designer in Italia è ancora sconosciuta. Ci spiega di cosa si occupa un designer dei fiori nello specifico?
“Il floral design è lo studio del fiore, dei suoi colori, del contesto, del significato e di come comporlo per adattarlo ad un ambiente. C’è una ricerca del volume, della forma, di ciò che verrà creato. È una parte di natura che viene inserita in un ambiente, in una casa. E come tale deve avere un suo stile. Colui che se ne occupa deve essere originale e deve mettere la propria firma su ogni composizione, su ogni creazione. È per questo che spesso è sinonimo di arte”.
Come si diventa floral designer?
Personalmente ho fatto una scuola in Belgio, in cui ho studiato i fiori in tutte le sue sfaccettature: come si coltivano, come si tagliano, come si lavorano, come si compongono. E già a 20 anni mi sono ritrovato a gestire una boutique floreale, fare dei workshop sul tema ed organizzare degli eventi. Successivamente ho intrapreso la carriera di modello che nel 2008 mi ha portato a Milano e ho lavorato per un circa un mese in un negozio come floral designer.
La sua arte è sbarcata in tv da qualche mese. Gli autori di Quelli che il Calcio l’hanno voluta come presenza fissa del programma. Come si può coniugare la passione per i fiori con quella del calcio?
Me lo chiedo anch’io! In realtà, quest’estate ho fatto un provino per la RAI perché cercavano personaggi per la nuova edizione del programma. Mi hanno chiesto quale fosse la squadra per cui facevo il tifo, ma io non seguo il calcio. Così ho parlato del mio percorso professionale ed è venuta fuori la storia dei fiori. A fine agosto mi hanno richiamato per un secondo provino e due settimane dopo andavamo in onda con la prima puntata. All’interno della trasmissione ho il mio spazio, interagisco con gli ospiti in studio tramite le mie creazioni.
Visto il successo che riscuote sui social ogni domenica, non le piacerebbe avere un programma tutto suo?
Beh, mi piacerebbe molto. Certo, non sarebbe facile. Ho visto che il mio spazio ha un buon seguito ma per un intero programma dovrei creare il contenuto e anche i dialoghi, perché ora ho uno spazio più visivo che linguistico. Ci vuole un’ottima preparazione e io sono un perfezionista di natura. Quindi devo ancora studiare tanto, soprattutto l’italiano!
Milano ospiterà il prossimo anno l’Expo. Le sembra che siano maturi i tempi per parlare di foresta urbana anche nelle grandi città del nostro Paese?
Per ora quel progetto riguarda solo un quartiere. Se tu hai un progetto urbanistico incentrato su una foresta urbana, non deve essere ad appannaggio solo delle persone abbienti. Se si vuole diffondere la cultura green in Italia bisogna aprire gli spazi verdi a tutti. Bruxelles ha 19 comuni e ci sono centinaia di parchi, compreso il bosco all’interno della città, che occupa uno spazio enorme. Qui i due grandi polmoni verdi sono Sempione o Porta Venezia. Basterebbe poco per abbellire Milano. Pensiamo a quando la Fiat aveva messo le piante in centro all’interno delle 500. La natura crea un effetto ottico diverso. La gente è felice, si sente coinvolta. Prendi anche i fiori. L’uso di essi o la loro presenza non fa parte della vostra cultura come succede in Francia, Olanda o in Belgio. Speriamo che con questa nuova rinascita di Milano anche i fiori acquistino lo spazio che meritano.