Land Grabbing: Cos’è e Perché la Coca Cola ha Detto Basta

Come testimonia il tema scelto per l’Expo 2015 a Milano, il cibo e il settore alimentare saranno un argomento cruciale dei prossimi decenni. Con una popolazione mondiale in costante aumento e un’irrefrenabile sfruttamento del suolo, il primo problema degli Stati sarà quello di aggiudicarsi le risorse alimentari necessarie per sfamare la propria popolazione. Gli Stati più popolosi, per definizione auto-insufficienti dal punto di vista alimentare, stanno cercando di smarcarsi da questa situazione di dipendenza che rappresenta un segno di debolezza. Cina e India davanti a tutti si stanno comprando a tavolino mezz’Africa. Una guerra silenziosa, il colonialismo del terzo millennio, le cui vittime sono sempre le stesse: i Paesi del terzo mondo.

Con il termine “land grabbing” si definisce proprio l’acquisizione su larga scala di terreni agricoli in Paesi in via di sviluppo, mediante l’acquisto o affitto di grandi estensioni agrarie da parte di compagnie transnazionali, governi stranieri e singoli soggetti privati. Sebbene sia un processo storico che si è ripetuto più volte nei secoli, il fenomeno ha assunto forte rilievo a partire dagli anni 2007-2008, quando il land grabbing è stato spinto dalla crisi dei prezzi agricoli di quegli anni e dalla strategia messa in atto da alcuni Paesi e compagnie internazionali per assicurarsi le forniture e riserve alimentari adeguate, al fine di tutelare la propria sovranità e leadership di mercato.

Nell’ottica di combattere tale fenomeno, Coca-Cola ha annunciato che taglierà i contratti stipulati con fornitori che non seguiranno le linee guida volte a proteggere i diritti sui terreni delle comunità locali dei Paesi in via di sviluppo. La celebre compagnia produttrice di bevande, simbolo della globalizzazione, ha anche promesso di utilizzare la sua influenza per incoraggiare altre società produttrici di bibite, agricoltori e produttori di zucchero, soia e olio di semi, così come governi ed istituzioni, ad appoggiare e implementare volontariamente le linee guida delle Nazioni Unite sulla governance responsabile di terreni, mari e foreste. “Coca Cola solitamente non acquista gli ingredienti direttamente dalle aziende agricole, nè è proprietaria di aziende che producono zucchero o di piantagioni, ma in qualità di grande acquirente di zucchero, riconosciamo la nostra responsabilità nell’intervenire e nell’usare la nostra influenza per collaborare a proteggere i diritti terrieri delle comunità locali“, si legge nella nota diffusa da Coca-Cola.