Dare una definizione di “arte contemporanea” credo sia un’impresa impossibile. Non esiste un aforisma magico, che possa racchiudere in sé l’intero argomento. La prima difficoltà sta nel definire il concetto di “arte”, che, tradizionalmente, si riferisce ad un’attività sapientemente realizzata dall’uomo, basata sul possesso di una tecnica e che richiede un’abilità specifica, generalmente volta a produrre opere adeguate a specifici canoni estetici di bello.
Proprio nell’accezione contemporanea, però, si ritrovano alcune caratteristiche contrarie alla tradizione. Bisogna premettere che i due termini “arte” e “contemporanea” sembrano creare un ossimoro, tanto da far elidere il primo attributo per parlare solo di “Contemporanea”. La nascita di questa nuova forma di arte la si fa coincidere con le cosiddette Avanguardie Storiche, anche se si potrebbe sostenere che la vera Contemporanea nasca solo nel momento in cui viene alla luce il Dadaismo, che realmente distrugge i ponti col passato e tutto il suo sapere. Da questo momento, si delineano i due elementi distintivi che definiscono il termine “contemporanea”: un nuovo oggetto che diventa opera d’arte e una nuova definizione del termine “opera d’arte”.
Prendendo ad esempio il Dadaismo, Tristan Tzara afferma che “Dada non significa nulla..”. Le opere d’arte sono fra le più estreme e radicali: nessuna regola stilistica, tanto da portare Marcel Duchamp ad elevare al canone di opera d’arte un orinatoio firmato R. Mutt. Da questo momento, tutto può essere arte, purché sia scelto dall’artista, che lo eleva a tale rango, rendendolo mezzo di provocazione, espressione dell’idea dell’artista e ricerca della libertà più totale.
Un nuovo oggetto che fa arte (anche se il passato non viene del tutto scordato, ma impiegato in modo diverso), una nuova idea di cosa è arte e un nuovo concetto estetico. Risulta evidente come questa netta separazione dal passato abbia portato scompiglio nel pubblico dell’epoca. La Contemporanea non si è però fermata alle Avanguardie, andando ben oltre, e, sicuramente, la sua nascita ha generato delle trasformazioni in ambiti paralleli, come un nuovo mercato, nuove tipologie di allestimento di mostre per nuovi oggetti, un mutato concetto di conservazione e restauro nei confronti di opere, per loro stessa natura, destinate a “morire”.
Alla base di tutta la Contemporanea c’è un’enorme tensione verso la libertà di espressione e la possibilità di adoperare qualsiasi mezzo espressivo, più o meno innovativo. Nei diversi movimenti, ciò che varia è il mezzo o la tecnica impiegata per fare arte. Ogni nuovo movimento è sempre la reazione o lo sviluppo di quello precedente; oppure la replica ad un clima sociale coevo. Un primo esempio significativo è l’Espressionismo Astratto, meglio inteso come l’arte del dripping di Pollock. La superficie di azione è abbastanza tradizionale: la tela. Quello che cambia è la nuova stesura del colore, che non segue più forme o contorni, ma la superficie viene “imbrattata” dal caso, facendo sgocciolare la vernice.
Il nuovo senso di durata del tempo dell’opera d’arte è ancor più eloquente quando parliamo dell’italianissima Arte Povera e Processuale: già nella nomenclatura è implicita la durata del tempo. Infatti, per l’opera, si utilizzano materiali prevalentemente poveri e prelevati dalla natura, quindi destinati a deperire e le cui uniche tracce visibili rimangono nelle fotografie.
Da ultimo, le forme più estreme di arte non concreta sono i cosiddetti “happening”. In diversi movimenti, viene utilizzata la forma dell’accadimento, dove non ci si focalizza sull’oggetto, ma sull’evento che si riesce ad organizzare, quasi fosse una forma teatrale. Neodada, Nouveau Rèalisme, Fluxus, Conceptual Art, sono i maggiori movimenti che hanno usufruito di questo nuovo mezzo, la cui testimonianza è affidata al solo mezzo fotografico. Basti ricordare Piero Manzoni, che firmava le sue modelle che in quel momento erano opere d’arte per apposizione della sua stessa firma.
Nel corso del XX e XXI secolo, spesso, c’è stata anche un’esigenza al ritorno ad una pittura tradizionale e figurativa, come hanno fatto i Chiaristi, i Postavanguardisti e Francis Bacon. Bisogna poi sottolineare che, in tutto questo caos di espressioni artistiche al di sopra delle righe, non tutto è bello e da considerare artistico. Il mio intento è quello di avvicinare, far apprezzare e amare l’arte contemporanea, comprendendola, poiché altro non è che lo specchio della nostra società e del mondo cui apparteniamo, costituendone il prolungamento naturale.