A volte capita di scoprire cose che proprio non ci si aspetta. Mentre in Occidente è ormai diventato essenziale, in ogni discorso politico-economico di medio o lungo periodo, affrontare il problema della produzione di energia da fonti rinnovabili, in Kenya un progetto di questo genere esiste dal lontano 1979.
L’obiettivo espresso dall’attuale Governo di Nairobi è infatti quello di incrementare la produzione nazionale energetica di 5000 megawatt, un terzo dei quali sarà prodotta da fonti geotermiche, senza tralasciare l’eolico e il solare. Il motivo è perfino ovvio: da quelle parti, in piena Rift Valley, nulla è più agevole che sfruttare il calore prodotto sotto la crosta terrestre per produrre energia geotermica.
Questo è però solo l’ultima tappa di un lungo percorso intrapreso a fine anni Settanta con l’aiuto di un progetto di formazione messo a punto da ONU e Governo Islandese per aiutare i Paesi in via di sviluppo a “trovare” sul proprio territorio fonti energetiche possibilmente pulite. Nel 2004, la BBC realizzava un servizio televisivo su come il solare avesse preso piede nel Paese africano per rispondere ad una pragmatica esigenza: il fabbisogno energetico delle radio. John Keane, volontario del Kibera Community Youth Project, ente che si era posto l’obiettivo di risolvere il problema, notava come fosse assurdo che “ogni persona del luogo sembra avere una radio, ma nessuno di essi è in grado di permettersi le batterie per farla funzionare”. Nel 2010, il Governo kenyota intraprendeva così un percorso che, entro il 2013, avrebbe dovuto portare la produzione di energia a 3000 megawatt (dalle 1350 dell’epoca), di cui 500 rigorosamente da fonti verdi. Il motivo? Anche qui il pragmatismo sorprende: importare energia costava troppo e occorreva prendere provvedimenti.
Fio ad oggi, quando in Kenya l’11,2% dell’energia proviene da fonti geotermiche (in Italia l’1,5%). L’obiettivo? Arrivare al 27%, con anche l’apporto di eolico e solare. Il tutto continuando a unire l’utile all’impatto zero: “La riduzione del prezzo dell’elettricità consentirà di rendere più semplice fare imprese in Kenya”, ha detto Uhuru Muigai Kenyatta, attuale Presidente della Nazione.
Non male per Nairobi, città che, nata come deposito di approvvigionamenti destinati alla realizzazione di una imponente linea ferroviaria britannica (progetto poi mai portato a termine), conta oggi 3,1 milioni di abitanti.