L’Indice della Miseria: le 15 Economie più in Crisi nel Mondo

Oggi affrontiamo uno dei temi più spinosi a livello mondiale, ossia la questione della solidità delle economie e le loro prospettive. Lo facciamo perché siamo, per molti versi, ad un punto di svolta: per l’Eurozona, che rischia una frattura, per le economie emergenti, che conoscono un rallentamento, per le aree interessate da sconvolgimenti geopolitici, una su tutte l’Ucraina, che potrebbero subire severe ripercussioni da forti variazioni sistemiche. Bloomberg ha stilato un’indice che non ha bisogno di grandi spiegazioni, il misery index. Per costruirlo ha preso in prestito le parole del premio Nobel Milton Friedman, il quale ebbe a dire che “l’inflazione è una malattia che può distruggere una società”. Unendo questa sua considerazione ad altre direttrici, quali la disoccupazione galoppante e le variazioni dei prezzi al consumo, non è stato difficile giungere all’elaborazione di una lista delle economie più in pericolo di collasso al mondo. Al primo posto, il Venezuela. Non c’è nulla di cui esser tranquilli, italiani. Ci siamo anche noi. Occupiamo precisamente la posizione numero undici. E non abbiamo certo scoperchiato un vaso di pandora, chiunque legga qualche quotidiano (e su Smartweek.it ne abbiamo parlato molte volte) sa quanto sia in seria difficoltà la nostra economia. Poi certo, potremmo leggere il tutto come una temporanea fase di ricovero dalla quale stiamo progressivamente uscendo, aiutati in questo da qualche indicatore di buon auspicio. Sicuramente i problemi restano, per noi e tutti gli altri. Li conosciamo, li vediamo ogni giorno. Quello che può sfuggirci è la dimensione e il rischio che si corre ogni volta che si pianifica una manovra economica, in questa fase. L’indice di Bloomberg è qui per aiutarci.

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15. Indonesia

INDONESIA-ECONOMY-INFLATIONNonostante frequenti crescite del PIL e considerevoli risorse naturali, si stima che circa metà della popolazione viva con meno di due dollari al giorno. Il 17% è al di sotto della soglia di povertà. Nel tempo, l’aumento dei carburanti ha peggiorato la situazione. Permangono buone prospettive di crescita, favorite dalle esportazioni coi paesi circostanti.

14. Slovacchia

8879Dopo la scissione dalla Repubblica Ceca nel 1996, i dati macroeconomici si deteriorarono presto. Alta disoccupazione, disaggregazione tra politiche monetarie (restrittive, così da soffocare imprese e banche con alti tassi d’interesse) e fiscali. Infrastrutture ancora scadenti, disoccupazione alta e grande disavanzo pubblico fanno il resto.

13. Brasile

Tenth+Anniversary+Brazil+Anti+Poverty+Program+OR7pHI1FqZzlPur facendo parte dei cosiddetti BRIC, paesi emergenti con buone prospettive di sviluppo, è considerato a rischio recessione. Industria molto debole, economia ancora troppo rivolta al settore agricolo, povertà incalzante e soprattutto inflazione piuttosto alta che spesso sfocia in stagflazione, per alcuni settori.

12. Colombia

Colombia-007E’ un paese relativamente stabile in America Latina, tuttavia sperimenta un’altissima disgregazione sociale al suo interno, con punte di povertà davvero impressionanti. La disoccupazione è, infine, piuttosto alta.

11. Italia

5.siA noi spetta la posizione numero 11, tristemente. Pur con i (visibili, va detto) segni di ripresa, siam parte dei PIIGS europei. A caratterizzarci è l’altissimo debito pubblico, l’occupazione piuttosto alta, l’economia ancora piuttosto fragile dal dopo crisi e una povertà in progressiva crescita.

10. Portogallo

1152-14Un altro paese europeo tra i PIIGS. Ha beneficiato degli aiuti UE che progressivamente hanno dato i loro effetti. Ora sembra su una strada di ripresa degna di fiducia. Permane la disoccupazione alta, l’economia generalmente debole, l’alto debito privato e un deficit di bilancio piuttosto massiccio.

9. Turchia

PovertycanhiteverybodyE’ favorita da sempre dalla posizione strategica nello scacchiere planetario. Per quanto conosca tassi di crescita del PIL davvero ragguardevoli deve ancora fare fronte a problemi quali la disoccupazione alta, l’inflazione galoppante e l’alto deficit commerciale. Vi sono anche problemi legati all’innovazione tecnologica e, generalmente, alla competitività delle imprese.

8. Croazia

y379728690662614E’ entrata da più di un anno tra i paesi UE, eppure non riesce ancora a beneficiare del processo d’integrazione. La sua recessione continua, i ritardi strutturali pure. Mancano investimenti e posti di lavoro. In generale, vive una fase di stagnazione. Anche l’Economist l’ha inclusa tra le 10 economie peggiori del pianeta.

7. Russia

news_192829_0E’ una grande potenza tutt’ora. Per anni è stata considerata un gigante economico. Ora rischia il default. I motivi sono imputabili alle tensioni geopolitiche ma non solo. Il rublo in caduta verticale nel 2014 ha dimezzato il suo valore su euro e dollaro, il petrolio con la stessa direzione ha piegato un’economia troppo dipendente dal comparto energetico. Frammentazione sociale alta e grandi differenze tra centri urbani e periferia fanno il resto.

6. Spagna

Spain_Economy_grow_in_4th_quarter_2010_storyimageUn altro dei paesi PIIGS, la Spagna ha un’economia piuttosto debole. Ha anche una disoccupazione doppia rispetto a quella italiana, vicina al 25%. Il deficit pubblico è molto alto, pari al 5,5% del PIL. Le esportazioni fiacche. Necessita di riforme fiscali che a breve termine potrebbero contrarre ulteriormente l’economia. In generale, pur con segni di ripresa, è in una critica fase di transizione.

5. Grecia

poor1E’ l’osservato speciale dell’eurozona, dipendente dagli aiuti UE al momento per sopravvivere e non fallire. Gioca una battaglia con Bruxelles per dilazionare i termini di pagamento ma ha un’economia generalmente piuttosto debole. Il debito enorme costringe a un taglio delle spese sociali: la povertà aumenta sempre di più. L’industria è totalmente insufficiente, le politiche fiscali da ricostruire. La situazione è molto critica.

4. Ucraina

dmeontratoraCosì come quella russa, anche l’economia Ucraina sembra avviata verso il collasso. La questione geopolitica ai confini orientali ha certamente aggravato le cose, vista la forte dipendenza dall’economia di Mosca. Il Fmi ha avviato una procedura d’aiuto ma non ci sono garanzie sulla sostenibilità. Il blocco di aree produttive per ia della guerra, la distruzione di molte infrastrutture e la debolezza dei restanti settori complicano le cose.

3. South Africa

townships-1La sua economia è seconda solo a quella nigeriana nel continente africano, di poca misura. Fatto sta che non basta essere un membro BRICS per vedere risolti i propri problemi strutturali: disoccupazione altissima, povertà che incalza, evidente disgregazione sociale protrattasi dal post apartheid, forte dipendenza dal settore agricolo e così via.

2. Argentina

villa-31Ancora oggi quando si parla di Argentina corre alla mente subito la parola inflazione. In effetti viaggia ancora incontrollata. Tredici anni dopo il default, la situazione non è migliorata. Scelte di politica economica sbagliate hanno, anzi, aggravato la situazione ponendo limiti alle importazioni e indebolendo le esportazioni. La povertà, mascherata nelle grandi metropoli, dilaga. La disoccupazione, pure.

1. Venezuela

caracas-povertyIl perché al primo posto ci sia il Venezuela è presto detto: drastico calo del potere d’acquisto degli abitanti negli ultimi anni, prezzi spesso gonfiati arbitrariamente, contrabbando massiccio. Un’inflazione incredibile, sempre a due cifre, fino a poco tempo fa oltre al 50%. Un tasso di cambio col dollaro irrealistico, vicino al 6 a 1. Una dipendenza dal petrolio cresciuta del 20% in 17 anni. E ancora criminalità diffusissima, penuria di beni alimentari con povertà che dilaga, corruzione alle stelle e molto altro.