L’avvento della scrittura ha segnato il passaggio dalla preistoria alla storia; la stampa a caratteri mobili, grazie a Gutenberg, ha permesso la riproduzione e la trasmissione pressoché infinite di ogni forma di sapere, incorporandolo in libri cartacei; la rivoluzione industriale ha cambiato per sempre il modo di concepire il lavoro, la produzione e, di conseguenza, l’intera economia globale; poi, più recentemente, è stata la volta di Internet: tutto, da chiunque, immediatamente, spesso gratis. Ma cosa accomuna questi accadimenti letteralmente straordinari? La risposta, a dispetto delle conseguenze spesso assai complesse, non può che essere semplice. Sono conquiste che hanno cambiato per sempre l’umanità intera.
Da qualche anno, ormai, aleggiano tra le notizie secondarie offerte dai mass media informazioni, non di rado generiche e al limite del fantascientifico, riguardanti le c.d. stampanti tridimensionali, quasi fossero mere curiosità con cui accattivare il pubblico. Il termine “stampante” viene istintivamente ricondotto a quei macchinari in grado di riprodurre su carta (bidimensionalmente) file informatici, fotografie ed altro. Utilissimi mezzi di materializzazione di dati, altrimenti solo virtuali, ma certo senza alcunché di rivoluzionario.
L’aggiunta della terza dimensione a questo marchingegno, di per sé quasi banale, cambia, però, radicalmente qualunque futura prospettiva. Parliamo dalla possibilità concreta di realizzare esattamente oggetti di qualunque foggia e dimensione del tutto individualmente. Beni di qualsiasi genere di cui (non) si abbia necessità vengono creati da chi li desideri, con la possibilità di deciderne ogni qualità e più piccolo dettaglio, attraverso un meticoloso progetto virtuale, poi fedelmente riprodotto dalla macchina. Chiunque diventa così artigiano – o senza esagerazione demiurgo – dei propri progetti/oggetti.