In un contesto di tensione generale sul tema inflazione il movimento sui titoli americani, dai massimi toccati il mese il scorso potrebbe paradossalmente sembrare in fase di esaurimento senza che ci siano state tensioni sui mercati che anzi hanno continuato a salire. Sotto riporto l’andamento da un anno a questa parte con il massimo a 1.76 toccato proprio a fine maggio.
Da allora in poi il governativo americano è stato oggetto di un graduale ri-prezzamento che ha portato oggi il rendimento sotto l’1,5%. Dunque, al di là del sentiment ampliamente condiviso dalla stragrande maggioranza degli operatori in merito ai timori legati all’inflazione, è evidente come in questo ultimo mese si siano intensificati gli acquisti su uno strumento da cui tutti suggeriscono di stare alla larga.
E’ importante ricordare che il livello di rendimento dei Treasury rappresenta un importante termometro non solo dell’economia americana, per via dell’inflazione attesa, ma anche e soprattutto per i mercati finanziari dove rappresenta una vera e propria alternativa di investimento. All’innalzamento dei livelli dei tassi corrisponde infatti solitamente una fuoriuscita di flussi dalle borse che si riposizionano sullo strumento risk-free per eccellenza. La stessa cosa avviene ogniqualvolta si generano tensioni di varia natura sui mercati, come ad esempio accaduto all’esplosione della pandemia quando il rendimento era appunto arrivato allo 0.50%. Ecco perché è importante monitore costantemente ciò che accade su questo mercato.
Tornando al recente movimento, per non pensare per forza male la questione potrebbe essere molto più semplice di quanto appare. Basti considerare due aspetti: Il primo è la forte crescita del rendimento che si è avuta nell’ultimo anno perché passare dallo 0.50% al 1.75% non è un movimento da niente nel mondo a rendimento zero in cui siamo capitati.
La seconda è l’evidente canale discendente che il rendimento del decennale ha imboccato da metà anni ’80, e che mostra come ogniqualvolta ci si avvicini o si superi la soglia superiore del canale il rendimento venga insindacabilmente riportato ad un livello più basso – per le più svariate ragioni, sempre comunque legate a qualche iniziativa della FED a supporto dell’economia.
TASSI DECENNALI IN GRADUALE DISCESA DAMETA’ ANNI ‘80
Il punto è che quest’ultima, avendo nel suo mandato anche la piena occupazione, si è ritrovata per le mani un bel grattacapo se è vero, ad esempio, che milioni di possibili occupati stanno a casa perché i sussidi di disoccupazione federali e statali sono superiori a quello che potrebbero guadagnare lavorando. In Florida si è giunti al paradosso che McDonald’s offre 50 dollari per partecipare alle interviste di selezione.
Dunque, con quale pretesa si può pensare di incentivare il mercato del lavoro attraverso i tassi di interesse, in un contesto come questo?
Riposto in soffitta il trade-off tra inflazione e disoccupazione che la curva di Philips insegna sui manuali di scuola, potremmo arrivare a dire (anche perché nessuno ci informerà mai ufficialmente) di essere formalmente entrati nella nuova era della MMT (Modern Monetary Theory) che predica un mondo dove deficit e debito non fanno paura a patto che si sia “padroni” della propria moneta.
Ne avremo conferma quando vedremo all’opera il tentativo di governare l’inflazione non attraverso la politica monetaria ma bensì, come suggerisce la MMT, attraverso la spesa pubblica che proprio secondo questo approccio è l’unica funzione che deve assolvere.
La rivoluzione che porta la commistione tra politica fiscale e monetaria è ormai in atto da tempo, come testimonia il passaggio della Yellen dalla FED al Tesoro o la presenza di economisti di spicco della MMT come Stephanie Kelton nello staff presidenziale.
La sensazione è che la FED continuerà probabilmente a far finta di avere come riferimento il tasso di disoccupazione per continuare a mantenere bassi i tassi di interesse ma che, allo stesso tempo, il “bluff” inizi ad essere chiaro come testimoniano appunto gli acquisti sul decennale.
A noi non resta che cercare di sopravvivere. Chi riuscirà a ragionare fuori dagli schemi, avrà maggiori probabilità