“L’Ottimismo è il Profumo Dell’Italia”, anche se l’Istat riporta: “Deboli Segnali Positivi”

Nascite al minimo storico da vent’anni, aumenta il numero degli italiani che cerca fortuna all’estero, I giovani non occupati e non in formazione (Neet) raggiungono quasi i due milioni e mezzo, e nel frattempo aumenta anche il divario nella redistribuzione del reddito.

Il Rapporto annuale dell’Istat, giunto alla ventiduesima edizione, arriva alla Camera dei Deputati e delinea un quadro di crescita in cui i segnali di ripresa sono ancora sostanzialmente “deboli”. L’Istituto  sviluppa una riflessione documentata sulle trasformazioni che interessano l’economia e la società italiana nel periodo post-crisi, evidenziando le principali sfide che attendono il nostro Paese. Innanzitutto la crisi demografica. Dal 2008, secondo il Rapporto, con l’avvio della crisi economica si inverte il trend di crescita della natalità e della fecondità in atto dal 1995: nel 2013 si stima che saranno iscritti in anagrafe per nascita poco meno di 515 mila bambini, circa 64 mila in meno in cinque anni e inferiori di 12 mila unità al minimo storico delle nascite del 1995. Questa nuova fase di denatalità non può non accelerare ulteriormente il processo di invecchiamento in atto.

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Aumentano gli espatri e calano i rientri. Sono sempre più numerosi gli italiani che si trasferiscono all’estero e sempre meno quelli che decidono di ritornare. Nel 2012 gli italiani di rientro dall’estero sono circa 29 mila, 2 mila in meno rispetto all’anno precedente, al contrario è marcato l’incremento dei connazionali che decidono di trasferirsi in un Paese estero. Il numero di emigrati italiani è pari a 68 mila unità, il più alto degli ultimi dieci anni, ed è cresciuto del 35,8 per cento rispetto al 2011.