Quest’anno è stato il primo Natale dei panettoni Cova non completamente milanesi: Bernard Arnault, CEO della holding francese Lvmh (Moet Hennessy-Louis Vuitton), ha rilevato il marchio a luglio lasciando la famiglia Prada con l’amaro in bocca.
Arnault, 64 anni, occhi di ghiaccio, quarto patrimonio nel mondo e primo francese con un fatturato in continua crescita (28 miliardi di euro nel 2012), negli ambienti dell’alta finanza francese è noto come “il Predatore” per il suo cinismo negli affari. Schivo e riservato possiede una genialità imprenditoriale che anche i suoi concorrenti invidiano. Per certi tratti, lo si potrebbe denominare il “Principe” machiavelliano del lusso: ad accomunarli non sarebbe tanto la veste di uomo immorale senza scrupoli, quanto la visione del condottiero ideale per salvare i possedimenti. Arnauld è il Principe che salva la libertà di quelle che chiama “maison” -meglio di filiali- sparse in tutto il mondo (circa 3200 da New York a Shanghai), rispettandone l’autonomia e senza cedere alla tentazione di delocalizzarle. Possiede un colosso del lusso da 32 mila dipendenti e un fatturato complessivo di oltre 14 mila miliardi (in Borsa ne vale almeno 20 mila), una sessantina di marchi tra alta moda e fragranze pregiate.