Make Up Artist, Ergo Sum: la storia di Giulio Panciera

C’è chi la moda la fa e c’è chi invece la crea. Giulio Panciera è uno di questi. Trevigiano di nascita, a soli 28 anni è uno dei make up artist italiani più famosi nel mondo della moda. Da anni è colui che si occupa di rendere armonioso il viso delle celebrity e delle star per riviste di culto come Vogue, Vanity Fair e GQ e per case importanti come John Richmond, D&G e Calvin Klein. Per lui il trucco è sinonimo di chic, ricerca e armonia. Noi di Smartweek abbiamo intervistato Giulio a ridosso della settimana della moda di Milano per capire il ruolo di chi lavora con successo dietro le quinte di una realtà in cui l’Italia è considerata una delle regine incontrastate del settore.

Giulio, Milano si prepara a vivere una nuova settimana della moda. Rispetto alle altre passerelle mondiali, quale è lo status della capitale italiana del fashion?

Milano è una piazza ancora troppo commerciale. L’estero è ancora visto dal mondo della moda, e parlo di Parigi e New York, come un luogo dove si ha molta voglia di sperimentare. Le grandi riviste scelgono queste location e non Milano per scattare i loro servizi e perché ci sono le modelle migliori e le location più adatte. Personalmente anche a me piace più lavorare all’estero.

Che idea si ha dell’Italia della moda all’estero?

Gli Americani per esempio hanno un grande rispetto per noi Italiani proprio perché l’Italia è considerata la patria dello stile e della moda. All’estero noi facciamo fortuna perché veniamo visti come quelli che hanno una marcia in più. Spesso invece in Italia facciamo fatica ad emergere. Si ha infatti la tendenza a pagare dieci volte di più un make up artist che viene da Londra e New York per una questione di status, piuttosto che utilizzare un Italiano che per un compenso dieci volte inferiore lavorerebbe con la stessa passione e lo stesso talento. E di Italiani bravi ce ne sono tantissimi.

Lei si è affermato molto giovane. Ha lavorato per le riviste, per i fotografi e gli stilisti più importanti del settore. Crede che il suo successo sia legato al fatto che ha scelto di iniziare proprio dall’estero?

Penso di sì. Ho iniziato con una scuola di make up a Londra, la Glauca Rossi. Sono partito subito dopo a New York. Ho iniziato a fare l’assistente di una delle truccatrici più famose di Yves Saint Laurent e il primo lavoro è stato per Vogue Italia. Sentendo la nostalgia dell’Italia sono poi tornato a Milano e ho vinto un concorso per Lancôme come make up artist del gruppo. Dopo qualche tempo ho deciso di accettare un’offerta da Parigi per una rivista molto importante e da quel momento la mia vita è cambiata.

Il mondo della moda è sempre visto con distanza da chi non fa parte degli addetti ai lavori. Come lo vede una persona come lei che è indirettamente un attore protagonista?

Diciamo che è un mondo molto complesso. Alla base del tuo lavoro ci deve essere sicuramente il talento e la passione, ma un buon 50% della tua carriera è costituito da un fitto lavoro di relazioni personali, dal tuo modo di autopromuoverti e dall’essere il PR di te stesso. Il mio è un lavoro che non finisce mai ed è molto competitivo. Ad un cliente puoi far capire che ti piace ma non puoi assolutamente fargli capire che non ti piace. Devi imparare a gestire forti emozioni. Non è un mondo per tutti, ma se mi chiedi di consigliarlo ad un giovane che vuole intraprendere la mia carriera lo consiglierei assolutamente.

In tv e in rete la moda è diventata una questione di reality e tutorial. Quando ha iniziato non esisteva niente di tutto ciò?

No, esisteva la pura e semplice gavetta. In tutti i settori della moda. Ora invece vedi il grande giornalista di moda seduto in prima fila vicino alla fashion blogger del momento. A me sembra un po’ forzata questa cosa. La ragazza che fa i tutorial sul trucco su Youtube fa il mio lavoro, ma lavoriamo su piani e ambiti diversi e mi si creda, non è un giudizio di merito. Io non ho la dedizione di stare su Youtube a dare lezioni di trucco. La sua notorietà non dà fastidio a nessuno. Parliamo però di persone che si sono fatte le ossa in questo mondo.

Come farà Milano a tornare agli antichi fasti del passato nel mondo della moda?

Dovrà credere senz’altro sui giovani. Mi chiedo perché a Parigi un ragazzo di 24 anni possa essere messo a capo di Balenciaga e qui no. O perché gli Italiani debbano essere sempre gli assistenti dei truccatori stranieri. Se Milano saprà crescere con la linfa che produce allora potrà fare dei grossi passi avanti. Sempre che non disperda i suoi talenti in giro per il mondo.

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