Quando si parla di successi e obiettivi nel campo dell’atletica, correre una maratona è indubbiamente al top della lista. Ma anche questo, tuttavia, non sembra essere necessariamente impegnativo per gli appassionati, che non si accontentano e affrontano corse ben più lunghe rispetto al percorso standard di 42.2 chilometri (26 miglia). Vediamo degli esempi.
Come la Trans Europe Foot Race del 2009, che consiste in una corsa dall’Italia alla Norvegia, 4.500 chilometri in oltre 64 giorni.
Tali imprese estreme sono una buona scusa per studiare in che modo lo stress colpisce il corpo umano.
A tal fine, i ricercatori presso l’Ospedale dell’Università di Ulm in Germania, hanno seguito 44 corridori partecipanti alla gara. Dopo ogni 900 chilometri, hanno misurato i cambiamenti nel corpo di un corridore tramite particolari scanner portatili e mediante esami del sangue e delle urine. I ricercatori hanno scoperto che, per i primi 2.500 chilometri, la cartilagine andava degradandosi. Ma subito dopo questo step, la cartilagine iniziava a rigenerarsi.
I ricercatori hanno rivelato i loro risultati al meeting annuale della Radiological Society of North America. “Si pensava che la cartilagine si potesse rigenerare solo durante il riposo”, ha detto il capo ricercatore Uwe Schütz a New Scientist. “Abbiamo dimostrato per la prima volta che la cartilagine si può rigenerare anche durante la corsa“.
Tra le cose ancora più sorprendente, è stato scoperto che il cervello di un corridore si restringe fino al 6% alla fine della gara.
L’esercizio fisico è considerato vantaggioso per il cervello, allontanando la depressione e la possibilità di demenza. Ma la restrizione del cervello non è generalmente considerata una buona cosa. I ricercatori della Ulm non sono ancora sicuri del perché il cervello si restringa dopo corse di lunga distanza, ma ciò potrebbe semplicemente essere il risultato dell’estrema stanchezza e della mancanza di nutrimento.
Tra i maratoneti, l’area del cervello che tende a ridursi maggiormente è quella coinvolta nel processo visivo. La mancanza di stimoli (il corridore non fa altro che guardare le strade per 64 giorni di fila) può avere a che fare con la contrazione di quest’area cerebrale. Potrebbe altresì essere il risultato di un meccanismo di resistenza, volto a reindirizzare preziose energie a parti del corpo che ne hanno più bisogno.
Fortunatamente, tutti i corridori recuperano completamente le dimensioni originali del loro cervello dopo sei mesi dalla corsa.