Negli ultimi giorni, si é sentito molto parlare del cosiddetto metodo Hamer, dal nome del medico tedesco Ryke Geerd Hamer suo inventore, che proprio a causa dell’elaborazione di tale metodo e delle sue conseguenze é stato indagato, arrestato e condannato più volte in diversi paesi europei, dall’Austria alla Spagna per i reati di cattiva pratica medica, esercizio abusivo di professione medica, omissione di soccorso, calunnia e frode.
Per contestualizzare i recenti fatti di cronaca e le morti di Eleonora Bottaro ed Alessandra Tosi, abbiamo intervistato Pierfrancesco Tassone, professore all’Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro e ricercatore AIRC.
Il metodo Hamer é recentemente salito alla ribalta della cronaca in seguito alla morte di alcuni malati di cancro, che ad esso si sono affidati rifiutando le normali cure. Su quali basi si poggia il “credo” dell’ex medico Ryke Geerd Hamer, e quali soluzioni e terapie propone alle persone affette da tumore?
A mia conoscenza, Ryke Geerd Hamer ha sviluppato una teoria, da lui definita come “leggi della biologia”, secondo la quale ogni malattia ha origine da un conflitto cui l’individuo non è preparato. Se il conflitto viene risolto, la malattia si esprime come un conflitto attivo e con una fase di guarigione; Hamer sostiene che vi sia una correlazione evoluzionistica tra psiche, cervello e organo malato; in tale percorso evoluzionistico i microbi avrebbero un ruolo nello sviluppo embrionale; la malattia avrebbe quindi il senso di un vero e proprio “programma biologico speciale della natura dotato di significato”, con la funzione di risolvere un conflitto biologico inatteso. Secondo Hamer quindi, ogni malattia sarebbe causata da un conflitto di tipo psichico e conseguentemente, la risoluzione di questo conflitto, porterebbe alla guarigione. In pratica, la terapia delle malattie oncologiche dovrebbe avvenire a livello psichico, cerebrale e organico, quest’ultima in sostanza rivolta alle complicanze ma non alla malattia.
Le sopra citate terapie possono essere utili o valide, anche in misura minima? La persona che si affida al metodo Hamer può avere qualche speranza di guarigione?
Il metodo Hamer presenta tutte le caratteristiche di una teoria sviluppata in era pre-scientifica, basata su congetture indimostrabili, e che ignora totalmente centinaia di anni di ricerca, condotti con metodo galileiano, che hanno generato la moderna fisiologia e portato alla conoscenza dei meccanismi patogenetici alla base delle neoplasie umane. Per quanto detto non ci sono le basi razionali per valutare l’utilità, la validità o le possibilità terapeutiche di questa teoria. Le moderne terapie oncologiche rappresentano invece il prodotto di un lungo processo di sviluppo, in ambito pre-clinico e clinico, estremamente rigoroso, basato su percorsi sperimentali ampiamente consolidati, sottoposti all’approvazione da parte di enti regolatori sovranazionali, e adottati dalla comunità medica attraverso regole internazionali secondo i principi della moderna medicina basata sull’evidenza. Solo così è stato possibile ottenere i brillanti risultati che oggi possono essere registrati in oncologia medica per numerose neoplasie fino a pochi anni orsono, rapidamente letali. E’ impensabile oggi accettare che pazienti con prospettive concrete di cura o di guarigione possano essere sottoposti a terapie basate su congetture lontane dalla moderna metodologia di ricerca scientifica e clinica.
Dall’antivaccinismo al metodo Hamer, la medicina alternativa sembra essere divenuta molto popolare, almeno agli occhi della cronaca; é davvero così, oppure – a causa dello spazio a tali argomenti dedicato da internet e dalle testate giornalistiche – é da considerarsi un fenomeno assolutamente di nicchia, del quale non bisogna preoccuparsi ?
L’interesse per strategie terapeutiche alternative può rappresentare talvolta una fuga psicologica a cui una minoranza veramente piccola di pazienti può ricorrere. Purtuttavia il potenziale danno che può derivare a questi pazienti è rilevante, come nei casi ormai ben conosciuti. Sulla base della mia personale esperienza professionale, il fenomeno è estremamente limitato. Il web può rappresentare però un’importante cassa di risonanza con conseguenze non prevedibili.
Cosa può spingere una persona ad affidarsi alla medicina alternativa? Ci sono categorie di persone più “a rischio” di altre?
Accanto ai molti successi delle terapie più moderne, vi sono naturalmente anche insuccessi e neoplasie in cui il beneficio del trattamento è a tutt’oggi ancora limitato. Questo può portare a una sfiducia generalizzata e a scelte alternative anche quando c’è ancora importante spazio terapeutico. Ritengo che sia molto importante che i mezzi di comunicazione lancino messaggi chiari sulle potenzialità delle più moderne strategie terapeutiche e sui pesanti rischi del ricorso a terapie non validate e a figure senza scrupoli ad essa collegate. E’ anche importante chiarire l’attenzione costante dell’oncologia moderna alla qualità di vita dei pazienti e la disponibilità di trattamenti sempre più efficaci e meno tossici.
Secondo lei, che misure bisognerebbe intraprendere per limitare i danni, dagli esiti anche letali, provocati dalla medicina alternativa?
Ritengo che si debba fare prevenzione attraverso buona comunicazione e divulgazione scientifica per creare maggiore coscienza nell’opinione pubblica delle rigide regole che sottengono lo sviluppo delle nuove terapie oncologiche e della necessità di mantenere tali elevati standards bio-etici che nel caso specifico sono ignorati.