La quotazione di Moncler a Palazzo Mezzanotte ha suscitato l’entusiasmo di chi intravede nel successo dell’operazione il potenziale di un’economia i cui punti di forza passano troppo spesso sotto silenzio. Così nel mondo politico, finanziario, imprenditoriale e della moda, seppur con angolazioni differenti si guarda all’IPO di Moncler come un fenomeno rappresentativo della migliore imprenditoria italiana. Non si tratta quindi sempre e solo di gruppi italiani che cadono in mani straniere, e anzi non ci si dovrebbe stupire che il contrario possa ben avvenire.
I numeri sono notevoli, i gruppi di private equity Carlyle e Eurazeo che hanno supportato l’IPO mettendo sul mercato parte delle loro partecipazioni hanno prezzato le loro azioni a € 10,20 il giorno del debutto, lo stesso giorno le azioni hanno chiuso a € 14,97 raccogliendo circa 700 milioni di euro, implicando una quotazione della società di 3,7 miliardi di euro facendone la più grande IPO di una società italiana dal 2011 (Prada).
Moncler ha così portato nuova freschezza al mercato azionario italiano, che ha sofferto di una carenza cronica di nuove quotazioni durante la crisi economica, ma che dimostra di essere oggi in buona salute (Il FTSE MIB è cresciuto nel 2013 del 16,5%).
La ragione principale del successo di Moncler, che oggi quota a € 15,80 confermando la fiducia dei mercati nel marchio, è da ricercare nella sostenuta crescita di questi anni che ha visto il fatturato crescere del 35% a 498 milioni di euro nel 2013 (era meno di 50 milioni nel 2003), e alla sua dimensione ancora relativamente contenuta, che potrà permettere una significativa espansione dei volumi nei prossimi anni pur mantenendo i margini alti.
Il gruppo guidato da Ruffini basa la sua strategia su una futura espansione dell’offerta che vada oltre l’iconica giacca da sci e lo skiwear in generale. Per esempio una linea di giacche superleggere dovrebbe permettere, almeno così spera il CEO di Moncler, di poter vendere prodotti adatti a tutte le esigenze nelle diverse stagioni dell’anno.
Se il gruppo italiano sarà in grado di affrontare la sfida della stagionalità dei propri prodotti e di estendere la propria offerta potrà seguire una crescita similare a quella sperimentata da Burberry. Molti analisti e addetti ai lavori credono infatti che tra i due marchi vi siano forti similarità (Heritage; Identità del brand), rafforzando la fiducia dei mercati che Moncler possa essere the next big thing.
Tuttavia il lavoro che Ruffini e il suo gruppo dovranno fare per diventare uno dei big dell’industria e ridurre il distacco da case di moda come Burberry è notevole e non banale. Ad oggi non è quindi possibile determinare se l’IPO sarà stata una manovra vincente nel lungo termine o meno, quello che è però certo è che Moncler abbia un’opportunità d’oro per provare a entrare nel mondo della moda che conta. Sarebbe quindi bello se oltre a parlare della manovra finanziaria, si cominciasse ad approfondire il lato industriale.
Un progetto così ambizioso merita infatti di essere preso ad esempio da chi pensa che le cose in grande si possano fare, e non si tratta solo di finanza.