Monika Lewinsky si è autodefinita come “paziente zero” della pubblica umiliazione. Ciò che la donna ha vissuto dopo che venne resa pubblica la sua relazione con uno degli uomini più potenti al mondo degli anni 90, l’ex presidente Bill Clinton, dimostra non solo come la società tratti in modo diverso uomini e donne ma anche che è possibile cambiare la propria reputazione e il proprio destino dopo aver subito uno scandalo.
Gli avvenimenti e i processi che si sono susseguiti tra il 1995 e il 1997 hanno portato a diversi risvolti. Clinton ha pubblicato l’autobiografia “My Life” ed è rimasto comunque attivo in politica con campagne presidenziali a sostegno dei candidati democratici, per Barack Obama nel 2008 e per la moglie Hillary Clinton quest’anno.
La Lewinsky, invece, è passata dall’essere completamente sconosciuta ad essere pubblicamente umiliata a livello mondiale. “Sono stata oggetto di scherzi piuttosto crudeli, la mia reputazione è stata pubblicamente lapidata con sarcasmo malizioso, danneggiata, ridicolizzata, umiliata, emarginata e oggettivata”. Ha anche sottolineato come fosse impossibile avere una carriera normale dopo lo scandalo. La vicenda aveva cancellato tutto quello che la Lewinsky aveva ottenuto fino a quel momento, laurea compresa.
Nel 2014 Monica Lewinsky decide però di cambiare il suo destino: su Vanity Fair viene pubblicato un suo saggio dal titolo “Vergogna e sopravvivenza”, nel quale Monica parla apertamente di come affrontare una pubblica umiliazione su internet. Da quel momento Lewinsky si è trasformata da vittima a sostenitrice agguerrita dell’attivismo sociale ed ha tenuto uno dei più visti “TED Talks” nel 2015 sulla vergogna (7,5 milioni di visualizzazioni in solo un anno).
Monica è stata uno degli ospiti più attesi all’evento “FT Women at the Top” a Londra, tenutosi durante l’ultima settimana di settembre. Durante il suo intervento a nessuno è stato permesso di registrare e tanto meno di chiederle un parere riguardo la candidatura di Hillary Clinton alla presidenza americana.
Il suo discorso è iniziato con un esperimento: “Alzate la mano se anche voi, quando avevate 20 o 30 anni, avete commesso un errore che oggi rimpiangete”. Tutti nella stanza hanno alzato la mano. “Ora alzate la mano se sapete quali sono gli errori commessi dagli altri in questa stanza”. Nessuno lo ha fatto. “C’è chi quell’errore lo ha commesso a 22 anni. Mi sono innamorata della persona sbagliata. Quella persona sbagliata era il mio capo. Probabilmente il vostro capo non era il presidente degli Stati Uniti. Non c’è un giorno della mia vita che passi senza che io ripensi a quello sbaglio e me ne rammarichi. L’ho imparato dalle conseguenze devastanti che ho ottenuto”.
“Sono stata travolta in un vortice di indagini politiche e giuridiche rimaste aperte per anni. Se fosse successo qualche anno prima probabilmente la notizia sarebbe stata riportata su un giornale, ascoltata in radio o vista in televisione. Ma questo non è stato il mio destino: la mia storia è arrivata a voi con la rivoluzione digitale”.
“Poi ho capito la differenza. Era facile, per coloro che mi umiliavano, dimenticare che quella che giudicavano era una persona reale e con dei sentimenti”.
“Per fortuna, la mia vita è cambiata nel corso degli ultimi due anni e sono profondamente grata per questo. Purtroppo però questa esperienza mi fa pensare a come l’umiliazione sia universale, soprattutto per le donne. Ad esempio, in una conferenza tenuta da donne lavoratrici una delle organizzatrici mi aveva chiesto di intervenire. Ma poi una fra quelle che, come me, avrebbero tenuto un discorso, ha dato un ultimatum agli organizzatori: se parlo io, lei non parla, o se parla lei, io non lo farò. Così l’organizzatrice le chiese ‘Diresti lo stesso se invitassimo l’ex Presidente degli Stati Uniti (Bill Clinton) a parlare durante l’evento?’. E lei rispose ‘Beh, sarebbe diverso’.’ E ora so cosa vuol dire quel ‘sarebbe diverso’. Significa che in una egual situazione, il trattamento per un uomo o per una donna sarebbe diverso”.
“Ci sono alcuni tipi di vergogna e di umiliazione che sono più ‘adatti’ alle donne che agli uomini. Alcune delle cose più scandalose dette contro di me sono state pronunciate da altre donne. Se qualcuno avesse chiesto alla donna che mi aveva suggerito di ‘affittare la mia bocca’ di dire la stessa cosa a sua figlia o a sua nipote, la risposta probabilmente sarebbe stata ‘Beh, sarebbe diverso’. Siamo noi donne quelle che paghiamo il prezzo più alto dopo un errore, la nostra colpa diventa un pesante bagaglio fatto di vergogna ed ipocrisia.”
Monica Lewinsky ha anche sottolineato quello che è il “paradosso” di Internet: “Il miracolo della comunicazione e del collegamento istantaneo ci ha anche resi più isolati di quanto fossimo mai stati prima. Internet è liberatorio, ma può anche imprigionare. Nel web vengono messi ancora di più in evidenza i pettegolezzi e le crudeltà verso gli altri. Il potere dell’umiliazione è lo stesso, cambia solo l’ampiezza di portata. I siti di gossip, i paparazzi, alcuni strumenti di informazione, la programmazione e gli hacker, contribuiscono tutti al ‘traffico’ dell’umiliazione. Si crea un ambiente incline al bullismo on-line. Sta tutto in un clic: più scandali, più clic, più dollari in pubblicità. Quanto più si clicca, tanto più si diventa insensibili. Quanto più si clicca, tanto più autorizziamo l’umiliazione pubblica e le molestie online “.
Il futuro sembra buio. Ma l’attivismo sociale della Lewinsky è contagioso: lei è stata una delle persone più umiliate sul pianeta e oggi si fa avanti per spingere la società ad adottare misure di protezione delle nostre identità e di reinserimento per le persone la cui carriera è stata distrutta dall’umiliazione pubblica.
“Non è semplice o facile ma ho imparato che la vergogna non può sopravvivere se c’è empatia. Ho vissuto giorni molto bui nella mia vita ma l’empatia di professionisti, di sconosciuti, di amici e della mia famiglia mi ha aiutato. L’empatia di una persona può fare la differenza. C’è potere nelle minoranze, e queste minoranze possono influenzare gli altri. Possono aiutarci a combattere le persone che ci distruggono online e aiutarci a rimetterci in piedi”.
“Mi è stato chiesto perché sto alzando la voce oggi e io rispondo ‘perché adesso è il momento‘. E’ tempo di smettere di tornare al passato e di riprendere in mano il mio destino. Questo non significa solo salvare se stessi ma sopravvivere. Non sarà indolore, ma si può decidere della propria vita sia online che offline, cercando di rendere il mondo un posto più compassionevole. “