Sony ha deciso di spiazzare il pubblico alla Game Developer Conference recentemente tenutasi a San Francisco decidendo di presentare agli addetti ai lavori (sviluppatori di software in primis) un prototipo di casco VR (realtà virtuale) provvisoriamente denominato Morpheus. Detto in termini più semplici, si tratta di uno di quei caschi che, se indossati da una persona, le permettono di avventurarsi in un mondo immaginario (un videogioco insomma), abbattendo il senso di distacco che si prova “videogiocando” su di un monitor. I film di fantascienza, del resto, avevano già previsto questa tecnologia.
Cercare di accrescere il senso d’immedesimazione del giocatore è da anni ormai un obiettivo di primaria importanza per le industrie produttrici di hardware videoludici: basti pensare agli innumerevoli volanti, con tanto di pedali e frizione, usciti sul mercato al fine di rendere l’esperienza di guida un po’ meno simulata, oppure il celebre e ormai quasi mitologico primo Dual Shock di Sony, pad lanciato nel 1998 e dotato della funzione vibrazione, tecnologia diventata oggi un must per ogni produttore, o infine, in anni più recenti, si pensi al Wiimote di Nintendo, quel dispositivo che ha permesso a tutti noi, almeno una volta, di lanciare palle da bowling virtuali senza privarci dei movimenti propri di chi a bowling ci starebbe giocando davvero, su un parquet di legno e non di pixel.