E’ solo di fine settimana scorsa la notizia che la rock band irlandese degli U2 è entrata a far parte del consiglio di amministrazione della celebre azienda americana “Fender Musical Instruments Corporation”, produttrice storica di chitarre, bassi ed amplificatori.
La Fender è nata nel 1946 in Arizona, al termine della seconda guerra mondiale, su fondazione di Leo Fender. Inizialmente il core business della società era caratterizzato dalla riparazione di amplificatori. Solamente più tardi si decise di avviare la produzione di strumenti musicali, i quali, nel giro di poco tempo, finirono tra le mani di artisti del calibro di Mark Knopfler, George Harrison, Keith Richards, Bruce Springsteen, Bob Dylan, Eric Clapton e Jimi Hendrix solo per citarne alcuni. Il marchio Fender divenne presto un’icona del rock americano.
La società, che negli ultimi venti anni ha visto crollare il mercato degli strumenti musicali specularmente ai propri fatturati, aveva bisogno di un rinnovamento. Tale mercato ha conosciuto il momento di maggior successo negli anni ’70, quando i più grandi musicisti si trovarono a dover scegliere tra una Fender o una Gibson (principale competitor della prima) perché altrimenti, non sarebbero stati considerati degni di nota (non Santana che invece fu l’unico a suonare una Yamaha). Quelli erano tempi in cui oltre all’awareness del marchio, cominciavano a diventare particolarmente rilevanti il marketing e la distribuzione. Le concorrenti delle due case furono spazzate via (Gretsch e Rickenbacker) mentre la stessa Fender fu venduta al colosso della musica “CBS”.
Fino agli anni ‘90 hanno continuato a dominare incontrastate, frutto dell’immagine mitizzata che si sono riuscite a costruire in poco meno di mezzo secolo di cambiamento e sviluppo musicale. Le produzioni di tutti i principali marchi prima passarono per la Corea ed in seguito per la Cina. Proprio per questo motivo le chitarre costruite nei primi anni ’80 sono quelle che ancora vengono considerate come magiche (al giorno d’oggi non vengono utilizzati di certo legni “musicali” come quelli di una volta).
Dalla comparsa e dalla commercializzazione dei primi compact disc (CD) qualcosa però è cambiato ulteriormente. Dal vinile, oggetto di culto da conservare meticolosamente, collezionare e custodire, si è passati ad un freddo ed insensibile pezzo di plastica. La musica è diventata di consumo. Ormai è da una decina di anni che non abbiamo neanche più la sensazione materiale di avere in mano della musica. Tutto è diventato digitale e possiamo compiacere i nostri interessi accedendo tranquillamente dal nostro computer o smartphone a veri e propri database come Spotify.
Il mercato discografico è crollato, quello degli strumenti musicali di qualità pure. Rispetto a prima quando costituivano un momento di svago o relax, oggi gli strumenti vengono utilizzati solamente per le incisioni dei dischi (in senso figurato) e quasi esclusivamente dagli artisti. Sono sempre di meno gli appassionati che continuano a studiare e a produrre musica dal vivo e la domanda sta calando sensibilmente.
A causa quindi dell’evoluzione non soltanto della strumentazione musicale ma dell’intero mercato della musica, l’azionista di maggioranza “Tgp growth”, ha deciso di chiamare a raccolta Bono e The Edge, rispettivamente leader e chitarrista della band, così da accordare, per il futuro, l’azienda sulle note giuste.
Mark Fukunaga, presidente della società, ha esplicato la decisione ai giornalisti, sostenendo che Bono è un visionario del mondo della musica con il fiuto per il business e dotato di straordinaria creatività, mentre The Edge è sicuramente un innovatore nel campo della strumentazione musicale.
Gli U2 hanno risposto alle lusinghe di Fukunaga affermando che l’azienda deve essere interpretata come un simbolo della cultura americana non solo per l’eccellenza della sua tecnologia, ma anche per l’abilità artigiana.
Nel frattempo giungono alcune indiscrezioni pubblicate su Billboard Magazine, dove si sostiene che la band sarà costretta a far slittare la data di uscita del nuovo album e le date del tour di un anno, proprio per impegnarsi completamente al rinnovamento dell’azienda. Voci però subito smentite sul Guardian, dove il portavoce della band afferma che invece le programmazioni verranno mantenute.
In ogni caso gli U2 si confermano un gruppo del tutto contemporaneo, attivo non solo per quanto riguarda il campo della musica, ma per tutto ciò che concerne la modernità ed il futuro. Ricordiamo infatti che Bono, attraverso la Elevation Partners, società di cui è Manager, detiene partecipazioni anche in Facebook. Persone quindi di lungimiranza e cultura che potrebbero davvero essere utili alla causa della Fender.