Novità per il settore musicale: finalmente la piattaforma on demand Spotify ha siglato un accordo con la casa discografica Sony Music Entertainment per le licenze musicali. L’intesa stipulata è simile a quella realizzata in Aprile con Universal Music Group ma i dettagli non sono ancora del tutto noti.
Il punto centrale dell’accordo è la riduzione della royalty. Infatti Sony Music avrebbe accettato, proprio come ha fatto in precedenza la società statunitense Universal Music Group, di ridurre i propri guadagni dal 55% al 52. In questo modo il servizio musicale svedese darà la possibilità ai soli clienti che utilizzano la versione premium di ascoltare i nuovi album nelle prime due settimane dall’uscita. Non potranno usufruire di questo privilegio i 90 milioni di ascoltatori che hanno scaricato l’applicazione gratuitamente.
Nel frattempo Spotify vorrebbe concludere un’intesa simile anche con Warner Music Group in modo da avere delle basi solide per potersi quotare in Borsa. Quello che vorrebbe fare Spotify è evitare di pagare gli interessi sul debito di circa un miliardo di dollari che ha stipulato nel marzo 2016. Sono invece già noti gli accordi con Merlin, l’agenzia globale dei diritti digitali, che rappresenta più di 20.000 etichette indipendenti.
In questi giorni anche Apple Music è in procinto di concludere accordi simili con alcune compagnie musicali, ispirandosi al modello di Spotify.
Dunque si potrebbe affermare che le case discografiche abbiano rivalutato lo streaming, considerato negativamente fino a qualche anno fa. Sicuramente questo cambiamento è stato reso possibile grazie all’utilizzo che ne fanno gli utenti, rendendolo il primo canale di fruizione e distribuzione della musica.