La Corte di Giustizia UE, il 6.12.2012, ha dichiarato che la coltivazione di OGM non può essere assoggettata ad una procedura nazionale di autorizzazione, il cui impiego e commercializzazione sono invece autorizzate dall’UE. A favore dell’OGM gioca la libertà di impresa; contro, il rischio della contaminazione dei terreni limitrofi alle aree coltivate ad OGM. A livello mondiale, i terreni coltivati con sementi e prodotti OGM sono stimati in 167,5 milioni di ettari. Negli USA, i terreni ad OGM sono 69,5 milioni su totali 430 milioni di ettari, il 16% del totale. A seguire, Brasile (36,6 milioni di ettari), Argentina (23,9 milioni), Canada (11,6 milioni), India (10,8 milioni). Circa la metà del grano prodotto in USA è destinato all’esportazione con un controvalore di oltre 6 miliardi. La contaminazione è tema di confronto e scontro: negli USA, sono stati rilevate contaminazioni in terreni a coltura tradizionale dopo 10 anni dal termine dei test in campi limitrofi, dimostrando la “porosità” di tecnologia e controlli. Ancora scarsa la diffusione in UE, inferiore a 1,4 milioni di ettari. In Italia, si è avuta la prima trebbiatura di mais OGM in Friuli Venezia Giulia. Il Corpo Forestale dello Stato ha rilevato una contaminazione dei campi limitrofi (non-OGM) fino al 10%, denunciando il tutto alla Procura. La Coldiretti è assai critica verso gli OGM, paventando un “disastro ambientale” ed un danno, considerato irreversibile, per l’identità del patrimonio agroalimentare tradizionale. Favorevoli e contrari difficilmente troveranno un terreno comune.
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