Il Presidente uruguaiano José “Pepe” Mujica, famoso per il proprio stile di vita frugale, pur non avendo fatto il proprio ingresso alla Casa Bianca nel suo consueto maggiolino Volkswagen, non ha avuto problemi a catalizzare l’attenzione del Presidente Obama.
Solo una settimana fa, “l’esperimento” fortemente voluto da Mujica, ovvero il lancio di una legge per la legalizzazione della marijuana, veniva, in parti uguali, deriso e lodato. Obama, tuttavia, potrebbe essere costretto a mitigare le proprie critiche sulla misura. Del resto una politica di legalizzazione a livello federale della cannabis potrebbe costituire una reale alternativa alla costosa guerra alla droga dichiarata dal governo americano, soprattutto dopo che sia lo stato del Colorado che quello di Washington ne hanno recentemente liberalizzato il consumo e la vendita.
In merito, Mujica e altri presidenti latinoamericani hanno appena criticato la politica statunitense in materia di stupefacenti, che ha visto l’America Latina perdere migliaia di vite per combattere la proliferazione di una droga che oramai è stata dichiarata legale in almeno due stati americani. In questi termini, molti analisti hanno ipotizzano che presto Mujica inviterà Obama a riesaminare la propria politica sulle droghe. Le tematiche affrontate nell’incontro di lunedi, tuttavia, si sono concentrate su una foglia di un colore diverso.
Mujica ha inizialmente accennato ai pericoli del fumo, dicendo che «chi parla è un vecchio fumatore. Ma nel mondo ogni anno, otto milioni di persone muoiono per il fumo. È più che nella prima e più che nella Seconda guerra mondiale: è un omicidio di massa. Stiamo combattendo una lotta ardua, molto ardua, contro interessi molto forti». Mujica alludeva alla causa legale portata avanti contro l’Uruguay dalla multinazionale del tabacco Philip Morris, che ha citato in giudizio per due miliardi di dollari il governo uruguaiano presso il World Bank’s International Center for Settlement of Investment Disputes, a seguito delle restrittive leggi contro il fumo recentemente approvate. Una bella cifra per un paese con un prodotto interno lordo che a malapena sfiora i 50 miliardi di dollari.
Con tutta probabilità, il presidente Mujica, chiederà aiuto al Presidente statunitense per la risoluzione della controversia, e per affrontare la costosa causa. Obama, del resto, potrebbe in cambio ricevere il proprio tornaconto. Il mese scorso, Mujica ha annunciato che l’Uruguay sarebbe stato disposto ad accettare cinque detenuti di Guantanamo, una proposta che potrebbe offrire un qualche sollievo al Presidente Obama, proprio in vista del futuro smantellamento della struttura.
Non si può fare a meno di chiedersi se il passato travagliato di Mujica abbia giocato un ruolo nella sua offerta rivolta ad Obama. L’ex leader del gruppo guerrigliero Tupamaros trascorse 14 anni in carcere, oltre 10 in isolamento forzato, per reati contro il governo uruguaiano, includendo rapimento e omicido. “Sono relitti umani”, ha detto Mujica riferendosi ai detenuti in un’intervista di marzo con l’Associated Press. “Se i detenuti di Guantanamo vogliono crearsi i propri nidi in Uruguay, possono farlo.”