1.611.000.000, un miliardoseicentoundicimilioni. È il costo, in euro, che era stato preventivato dalla BreBeMi S.p.A. per la completa realizzazione dell’omonima autostrada inaugurata il 23 luglio scorso e che collega Brescia a Milano passando a circa 25 km a Sud di Bergamo. L’intero progetto è stato realizzato e finanziato da enti privati, pertanto senza gravare direttamente sulle spalle dei cittadini. Il ritorno dell’investimento sarà quindi garantito dal pedaggio che gli automobilisti pagheranno per transitare sui 62 km della nuova autostrada. Il più classico dei Project Financing, insomma. Un po’ come il viadotto di Millau, che dal dicembre 2004 permette di “sorvolare” la valle del Tarn per 2,5 km e che fa incassare 4,90 euro per ogni macchina che vi transiti alla società che ha costruito l’opera, la Eiffage. Questa tipologia di investimento solitamente prevede un arco temporale entro il quale la società costruttrice gode della totalità dei ricavi derivanti dall’utilizzo del bene. In particolare, la Eiffage potrà sfruttare il pedaggio del viadotto di Millau fino al 2080 e la BreBeMi fino al 2034.
A questo punto probabilmente vi starete chiedendo una cosa: ma se le cose stanno così, com’è possibile che ancora oggi paghiamo autostrade inaugurate a inizio ‘900? È una domanda più che lecita, visto che la concessione di un’autostrada prevede che, alla scadenza del termine, l’opera diventi gratuitamente di proprietà del concedente, cioè dello Stato. Il motivo teorico che inceppa il meccanismo della concessione è strettamente legato agli ammortamenti. In pratica, a fine concessione lo Stato deve corrispondere al concessionario un indennizzo che vada a coprire gli investimenti effettuati ma non ancora ammortizzati. Il ragionamento pare logico, purtroppo però i concessionari le provano tutte per ottenere proroghe e tendono ad effettuare gli investimenti verso la fine del periodo di concessione, massimizzando quindi gli ammortamenti ancora da scontare ed aumentando di conseguenza l’indennizzo che lo Stato dovrebbe devolvere.
Sembrerebbe, quindi, la solita gestione all’italiana, in cui nessuno ha torto e nessuno può far nulla. Una soluzione potrebbe essere quella di introdurre un sistema di vignette (stile Austria e Svizzera) in cui con un abbonamento annuale si possa viaggiare dove si vuole senza ulteriore esborso di denaro. Ipotizzando che un abitante su 6 aderisse a tale iniziativa e il prezzo della vignetta fosse di 50 euro, lo Stato avrebbe a disposizione ogni anno 500 milioni di euro per rilevare le concessioni in scadenza e coprire le spese, eventualmente terziarizzabili, di gestione delle infrastrutture. Con il tempo e con il progressivo scadere delle concessioni, i cittadini vedrebbero così diminuirsi una spesa non sempre commisurata al servizio offerto e lo Stato avrebbe un’entrata in più, pur mantenendo inalterato il benessere sociale.
Fonte: lavoce.info