Il “sogno americano” esiste ancora? Sì, come dimostra la continua “produzione” di miliardari self-made. Un recente studio del Centre of Policy Studies di Londra ha infatti collocato gli Usa al terzo posto per rapporto tra la popolazione ed i miliardari arricchitisi soltanto grazie alla propria attività. I dati, basati sui ranking stilati da Forbes tra il 1996 ed il 2012, collocano, davanti alla nazione “a stelle e strisce”, soltanto Honk Kong ed Israele, anche se il numero degli abitanti, e quindi dei miliardari di questi Paesi è nettamente inferiore a quello degli Stati Uniti.
Ma la vera domanda che scaturisce da queste statistiche è: perché proprio in America? Business Insider, dati alla mano, ha tentato di rispondere a questo interrogativo con l’aiuto dell’Ernst & Young’s Entrepreneurship Barometer, che ogni hanno propone le classifiche dei migliori paesi in cui avviare la propria attività.
Il primo fattore a favorire la nascita di nuovi business e a consentirne la rapida crescita è la tassazione, assai più favorevole che in molte altre nazioni. Le imposte sulle aziende sono di circa il 40%, divise in un 35% di tasse federali ed un 5% di tasse statali o locali (e quindi variabili, ndr), ma il vero fattore decisivo è il fatto che esse contribuiscono, secondo i dati dell’OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development), soltanto in minima parte al PIL degli Usa (l’1,3% nel 2011 ed il 2,6% nel 2012, rispetto al 5% circa degli anni Cinquanta). In nazioni come Canada, Norvegia e Nuova Zelanda le tassazioni sulle imprese sono sì più basse (rispettivamente il 26% nella prima ed il 28% nelle altre due); qui, però, esse costituiscono il 2,9%, il 10,4% ed il 4,4% del PIL, ovvero, in proporzione rispetto agli Usa, gli imprenditori contribuiscono maggiormente al prodotto interno lordo coi loro profitti, ovvero attraverso le tasse sul reddito. Insomma, le imposte sull’impresa favoriscono la nascita di nuove attività sul terreno statunitense, tanto che Warren Buffett ha definito l’elevata tassazione sugli imprenditori americani un “mito”.