Pil che Scende, Occupazione che Sale: Qual è il Segreto Cinese?

Sicuramente interessante è il fatto che le autorità cinesi non abbiano adottato provvedimenti per tentare di interrompere il trend della discesa del Pil. Ciò contrasta con le normali politiche adottate dagli stati in seguito a sconvolgimenti imposti dalle crisi economiche e come accaduto nel 2008 quando il governo cinese intervenne con una politica di stimolo all’economia a colpi di spesa pubblica, nell’ottica di favorire e sollecitare gli investimenti privati. Il fatto che ciò non sia avvenuto deve far riflettere sulle potenzialità, in larga parte ancora inespresse, del paese. Non solo c’è terreno fertile per nuovi posti di lavoro, 40000 in più nello stesso periodo rispetto all’anno precedente con l'obiettivo fissato a 10 milioni di nuove occupazioni entro l’anno, ma emerge anche una chiara consapevolezza che l’economia persegue nella sua fase di espansione e trasformazione. I settori manifatturieri più labour intensive permangono e si ampliano nelle attività, mentre il settore dei servizi si affaccia per la prima volta come dominante per la Cina e assieme a lui la relativa domanda di occupati. Proprio il nuovo ramo dei servizi ha fatto registrare lo scorso anno, per la prima volta in assoluto, il superamento su quello dell’industria come contribuzione al prodotto interno lordo, pari al 46,1% contro il 43,3%.

Anche la domanda di lavoratori, nei due settori, inizia a divergere in modo significativo: il terziario lo scorso anno ha impiegato il 37% di tutti i nuovi occupati mentre l’industria “solo” il 30% e si prevede che questo numero non varierà di molto, stando agli studi di Capital Economics, anche  e soprattutto in seguito a forti manovre di ristrutturazione imposte dagli ormai intollerabili livelli di inquinamento, relativi proprio a questo settore. Mentre meno discusso eppure di grande impatto nell’occupazione resta il comparto agricolo: circa un terzo dei lavori totali è in qualche modo legato a questa attività, nonostante la sua contribuzione all’economia complessiva sia pari al 10%.