Quante volte ci siamo ritrovati alle soglie di un esame e abbiamo detto la fatidica frase: “se solo avessi un giorno in più per studiare?”; e quante volte abbiamo fatto nottate di studio prima di un’importante verifica? Per gli studenti di oggi queste domande sono quasi retoriche e, prima di un esame, tra un caffè e l’altro si cerca di rimanere svegli e immagazzinare più informazioni possibili.
Negli ultimi anni però i protagonisti delle nottate di studio non sono più solo il caffè o gli energy drink ma anche il Ritalin e l’Adderal, due tra i farmaci più usati per curare l’ADHD ossia la sindrome da deficit di attenzione e iperattività.
Questa pratica si è particolarmente diffusa nei campus universitari degli Stati Uniti in cui la forte competizione a livello accademico ha spinto gli studenti a giocare il tutto per tutto pur di avere voti alti e rimanere al passo con gli esami. La pressione che hanno costantemente addosso e la loro voglia di avere successo a tutti i costi li spinge a credere che la loro carriera universitaria viva grazie al paradigma de “il fine giustifica i mezzi”, anche se il prezzo da pagare è la salute. Avere medie alte e voler essere al top nel proprio ambito di studio è più che positivo, ma non se per esserlo si rischia la vita.