Quando l’Utente Detta i Tempi: IT Consumerization

“IT Consumerization”: cosa si nasconde dietro all’ennesimo inglesismo dal significato oscuro e la pronuncia complicata? Un fenomeno piuttosto semplice in realtà, ossia la convergenza nell’uso di strumenti personali per scopi lavorativi (e viceversa). Faremmo meglio, dunque, ad abituarci ad usare correntemente tale termine, trattandosi di una tendenza in continua crescita, oltre che di un fenomeno chiave, caratterizzante l’information technology e gli orientamenti di mercato. E’ il consumatore a personalizzare il proprio rapporto con la tecnologia, grazie ai device e ai numerosi altri canali. L’utente può cioè acquistare i propri dispositivi, sottoscrivere servizi ad hoc, installare propri applicativi (si pensi alle App disponibili su iPhone) e, sostanzialmente, toccare con mano l’innovazione senza bisogno di permessi, verifiche, autorizzazioni ecc.

Se ancora non fosse chiaro, facciamo l’esempio di un impiegato che, prima di uscire dall’ufficio, salva sul proprio laptop una copia del proprio lavoro dal PC aziendale, in modo da poterla completare la sera a casa e ridefinirla per l’indomani. Questi semplici gesti bastano per definire l’IT Consumerization. Il motivo è semplice: i fruitori di servizi sono a loro volta lavoratori che, grazie all’ormai consolidato fenomeno del BYOD (Bring Your Own Device), introducono sul proprio posto di lavoro i canali di cui dispongono. Questo fa sì che vengano ripensati i sistemi informativi aziendali nel complesso. Tale fenomeno cresce ad un tasso del 61% l’anno per i 20 Paesi sondati nella ricerca Dell/Intel (in Italia siamo addirittura al 63%). Non solo, tra i campioni intervistati il 93% dei rispondenti dichiara di fare uso dei propri dispositivi in ambito lavorativo. Il 33% delle aziende a livello globale riporta l’uso dei tablet da parte dei propri dipendenti nello svolgimento delle loro mansioni, mentre un altro 33% dichiara di sfruttarne le potenzialità per operazioni più complesse, quali il Project Management e il Data Analysis.

Come è stato possibile pianificare una tendenza diffusasi in così breve tempo? La risposta è semplice: cloud computing, ovvero un insieme di tecnologie che consentono all’utente di archiviare dati in rete, grazie a una struttura hardware/software, in un’architettura da computer a server, senza cioè sovraccaricare la memoria dei propri PC. Solo per citare alcuni nomi noti, è proprio grazie al cloud che servizi come Netflix, Spotify, AirBnB, Uber e molti altri stanno prosperando.

Molti sono i vantaggi legati all’implementazione di un sistema informativo orientato alla consumerizzazione, legati sia alle performance individuali (motivazione, supporto, autonomia dei dipendenti) sia ai risultati complessivi (maggior produttività, adattamento, soddisfazione). Val la pena citare anche alcuni rischi, obbligatoriamente da conteggiare, essendo ancora tale cambiamento in fase embrionale. In particolare un aumento del fattore di stress in seguito all’incremento del carico lavorativo, una minore sicurezza dei dati e una maggiore aleatorietà della performance. Si tratta di un classico esempio di come la tecnologia, se ben gestita e analizzata, possa facilitare la vita a individui e imprese. Per queste ultime, il miglioramento consiste in un notevole risparmio di denaro e tempo, ma anche in un incremento del problem solving e dell’innovazione. Superiamo quindi la diffidenza terminologica, il trend dell’IT Consumerization è esclusivamente in crescita e, anzi, è destinato ad accelerare…

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