“Questa è un’altra storia”: I Palloni dei Mondiali 2014 Prodotti in Pakistan

Solitamente, quando nella stessa frase sentiamo nominare un paese del Medio Oriente e la produzione di articoli sportivi, ci aspettiamo l’ennesimo scandalo sulle tragiche condizioni di lavoro degli operai, sulle paghe da fame, o sullo sfruttamento minorile. Fortunatamente, questa è un’altra storia.

Era dai tempi dei Mondiali del 2006 in Germania che Khawaja Akhtar, un produttore di palloni Pakistano, sognava di vedersi consegnato l’incarico per la prossima manifestazione sportiva più importante del pianeta: I Mondiali di Calcio Brasile 2014. La sua fabbrica, situata in una regione nell’est del Pakistan, ha in passato prodotto palloni per la Bundesliga tedesca, il campionato francese e la Champions League, ma non era mai riuscito a strappare il contratto per la Coppa del Mondo.

Quest’anno, contro ogni pronostico, Akhtar ce l’ha fatta.

Sebbene il Pakistan sia un paese prevalentemente devoto al culto sportivo del cricket, la fabbrica di Akhtar è parte di una lunga tradizione di produttori di palloni a Sialkot, nella regione di Punjab. Una leggenda locale narra di un povero calzolaio che si era creato una piccola fortuna riparando palloni forati dei soldati britannici dell’epoca coloniale, e, successivamente, studiando come produrli lui stesso. I suoi palloni diventarono così famosi che soldati da tutta la regione accorrevano per comprarli direttamente da lui. Gli affari crescevano, così come il lavoro minorile. Una serie di scandali ed il cambiamento tecnologico, costrinsero molte fabbriche alla chiusura.

Al momento le fabbriche di Sialkot sono frequentemente ispezionate, e, almeno in quella di Akhtar, una grande insegna con su scritto “Child Labour Forbidden, Unions Allowed” compare sulla maggior parte dei muri. Alcuni lavoratori hanno confermato privatamente ai reporter di Reuters che le condizioni di lavoro sono effettivamente dignitose. Un salario minimo attorno ai $100 al mese viene assicurato ai lavoratori, anche se l’assistenza sociale, l’assicurazione e i trasporti rimangono degli extra. Inoltre un piccolo ospedale statale è localizzato nei pressi della fabbrica.

Per fortuna, questa è veramente un’altra storia.


Tutte le fotografie sono tratte da Sara Farid/Reuters