Referendum Costituzionale: Cosa Bisogna Sapere

Referendum Costituzionale

Il 12 aprile la Camera ha dato il via libera alle Riforme Costituzionali, approvando il ddl Boschi con 361 voti favorevoli e 7 contrari.

Ora il testimone passa al popolo italiano, investito il prossimo autunno dell’arduo compito di decidere sull’entrata in vigore della riforma, tramite un referendum confermativo.

Dal momento che nel testo di legge sono previste significative modifiche alla Costituzione, che comporteranno anche un cambiamento dell’effettivo assetto dello Stato, è indispensabile esaminare con occhio critico, ma consapevole, le novità introdotte.

Abbiamo voluto interpellare a riguardo il Sen. Stefano Ceccanti,  tra i padri della riforma durante la scorsa legislatura, nonché docente di Diritto Costituzionale, il quale ha recentemente tenuto una lectio presso l’Università Bocconi, volta a chiarire gli aspetti più complessi dell’argomento in questione.

Prima di addentrarci in più profondi dettagli, fondamentale è mettere in luce le maggiori modifiche che verranno apportate:

• SENATO

Con il nuovo art.70 viene sancita la fine del bicameralismo perfetto. Rimane, quindi, di competenza esclusiva della Camera il voto sulle leggi ordinarie e della fiducia al Governo, determinando la fine della c.d. “navetta”. Il voto del Senato sarà determinante solo per limitate materie (leggi costituzionali, europee, regionali), mentre negli altri casi potrà proporre soltanto modifiche su cui la Camera deciderà in via definitiva.

Cambierà anche la composizione del Senato, come previsto dall’art.57. I senatori, infatti, saranno numericamente ridotti da 315 a 100, di cui 71 consiglieri regionali, 25 sindaci ed infine 5 nominati dal PdR con mandato settennale e non più a vita. Inoltre, vi sarà l’interruzione delle concessioni dei vitalizi, ex art.69. I nuovi senatori manterranno, invero, le retribuzioni previste dalla loro carica di sindaco o consigliere regionale, più eventuali rimborsi spese.

• TITOLO V

Il riformato art. 117 prevedrà una nuova ripartizione di competenze tra Stato e Regioni, aumentando i poteri del primo ed eliminando quelle materie un tempo di competenza concorrente. Inoltre, si arriverà alla completa abolizione delle Province, già previamente declassate ad enti di secondo livello.

• ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Sono stati modificati la platea degli elettori ed i quorum. La nuova procedura elettiva è disciplinata dall’art.83, che richiede la maggioranza di 2/3 del Parlamento in seduta comune nelle prime tre deliberazioni; 3/5 dell’assemblea dalla quarta alla sesta; 3/5 dei votanti dalla settima.

In ultima istanza, ricordiamo che è triplicato (da 50mila a 150mila) il numero di firme necessarie per poter proporre leggi di iniziativa popolare, anche se è previsto che i regolamenti parlamentari ne disciplinino le modalità di esame, ed è stato definitivamente abolito il CNEL.

Professore, potrebbe evidenziarci l’importanza di questa Legge Boschi-Renzi? 

La riforma ha un centro, il Senato, e le ragioni sono essenzialmente due. Innanzitutto non possiamo più permettere che il risultato del Governo sia sottomesso a due risultati diversi delle Camere, che possono produrre quindi maggioranze contraddittorie. Ragionando così, potrebbe apparire sensato domandarci perché non sia stato abolito completamente il Senato. Questo non accade a fronte della seconda motivazione: il nuovo art.117, ridefinendo le competenze, porterebbe all’abbattimento dei classici conflitti Stato-Regioni e quindi ad un miglioramento complessivo della situazione governativa italiana.

A proposito di ciò, è spesso mossa la critica per cui il fine ultimo sia quello di indebolire il Parlamento a favore del Governo, cosa ne pensa? 

A mio avviso, se ci riferiamo ancora ai conflitti Stato-Regione, è difficile peggiorare la situazione. Infatti, nei casi in cui vi siano i suddetti conflitti, a decidere la controversia non sarà il Parlamento, bensì la Corte Costituzionale. Questo evidenzia il poco potere del Parlamento. È da notare, poi, che in Europa, tutti gli Stati hanno già una sola camera che vota la fiducia.

Rimanendo nel contesto europeo, che conseguenze avrebbe per l’Italia la bocciatura di questa Riforma a livello referendario? 

Una catastrofe interna con l’esigenza di elezioni anticipate. Tuttavia, a prescindere da quanto appena detto, il vero problema sarebbe legato all’inevitabile caduta della credibilità dell’Italia sul piano internazionale. L’Europa ed il mondo stanno attendendo le promesse riforme.

In conclusione, ringraziando il Professor Ceccanti, ci sembra opportuno evidenziare come non tutti considerino questa riforma indispensabile. Tralasciando sterili faziosità politiche, basti riportare come 56 giuristi, tra cui massimi esperti in materia come Gustavo Zagrebelsky e Valerio Onida, abbiano firmato di recente un documento di critica alla riforma, condividendo preoccupazioni relative alla dispersione delle spirito originale della Costituzione.

A cura di Roberta Monasterolo e Matteo Sortino