River Phoenix, un Talento del Cinema Bruciatosi Troppo Presto

Scriveva Eugene Fink,”l’uomo è un sito inquieto tra la notte e la luce,l’essere tra la vita e la morte”. River Phoenix era sicuramente inquieto, a metà tra due mondi, era luce nel cinema ed era ombra nella vita. Come molti altri artisti ha lasciato incompiuta la sua arte. I critici lo avevano definito come uno degli attori più promettenti della sua generazione, successivamente conosciuta come “generazione X”.

River nasce nel 1970 da una famiglia da lui stesso definita ‘hippy’. Il suo nome è un omaggio al fiume della vita di cui parla Hermann Hesse in Siddharta . Ha talento, un talento che non manca neanche al fratello minore , Joaquin, che fu il primo a soccorrerlo la notte della sua morte, il 31 ottobre del 1993,quando si spense a soli 23 anni per un overdose di speedball, sul marciapiede di fronte al Viper Club, il locale dell’amico Johnny Deep. Nessuno lo aveva riconosciuto, nessuno si era fermato mentre lui era riverso a terra e le uniche grida di aiuto provenivano da  Joaquin,sconvolto,solo.

Questo articolo non vuole che essere un piccolo omaggio ed insieme un invito per scoprire o riscoprire la breve ma intensa filmografia di questo artista.

Stand by me – Ricordo di un’estate”di Rob Reiner(1986), è il film d’esordio. River Phoenix interpreta  Chris Chambers, adolescente problematico e incompreso, ma leader carismatico del gruppo di coetanei. Film delizioso sull’avventura,sui ricordi e sull’amicizia .Arrivano così i primi riconoscimenti  del pubblico e della critica. E’ sempre nel 1986 che interpreta diretto da Peter Weir, “Mosquito Coast” al fianco di attori del calibro di Harrison Ford ed Hellen Mirren. Il 1988 è la volta di  “Vivere in fuga” di Sidney Lumet, che gli vale una candidatura agli Oscar come miglior attore non protagonista. L’anno successivo veste i panni del giovane Indiana, in  “Indiana Jones e l’ultima crociata” di Steven Spielberg. Nel  1990 lavorerà anche con il grande Lawrence Kasdan nel film “Ti amerò… fino ad ammazzarti”.

River Phoenix

L’interpretazione che però lo consacra è sicuramente quella di  “Belli e dannati” di Gus Van Sant con cui manterrà i rapporti fino alla fine della sua vita .Il regista è sempre rimasto affascinato dall’enorme talento e dalla serietà di Phoenix,che ha espresso nel libro da lui scritto “Pink”.E’ un film che colpisce per la schiettezza della fotografia e per il personaggio di Phoenix-l’inquieto. Lui è Mike Waters un ragazzo di strada,omosessuale, che si prostituisce per vivere, ma che, nonostante tutto, rimane un sognatore (il titolo originale è particolarmente eloquente-My own idaho,il luogo in cui Mike si rifugia,la sua casa immaginaria).Ottiene così  la Coppa Volpi al Festival del cinema di Venezia.

Seguono “ Dogfight – Una storia d’amore” di Nancy Savoca,straordinariamente romantico dove Phoenix interpreta un giovane marine americano in partenza per il Vietnam . “Quella cosa chiamata amore” di Peter Bogdanovich (1993)in cui per la prima volta al cinema sfoggia la sua bravura di cantante e soprattutto la sua versatilità.

Dark blood” è il suo ultimo film diretto da George Sluizer, il canto del cigno  “Il film – dice il regista – era una sedia con tre gambe, io ho aggiunto la terza. La quarta sarà persa per sempre. Resterà in piedi un film incompiuto”.Questa pellicola è particolarmente toccante proprio perché verrà prodotta postuma e con un grande sforzo da parte di Sluizer che ha deciso in un secondo momento di pubblicare il suo film su Youtube in mancanza di produttori.

Questo attore aveva un enorme talento che forse non gli era più sufficiente. Come lui tanti altri hanno scelto il buio anziché la luce.  Una sorta di James Dean – con il quale è sempre stato paragonato – o Heath Ledger. Molti hanno “accusato” River Phoenix di aver buttato via il suo enorme talento, di non aver voluto continuare la sua scalata,di aver ceduto alla droga. Sicuramente è stata una perdita enorme per tutti gli amanti del cinema ma sapete,forse non tutto è un caso,forse Phoenix avrebbe dato ragione a Neil Young quando scrisse la sua più celebre frase:

 “E’ meglio bruciare subito che spegnersi lentamente”