Quando si parla di sport estremi, vengono subito le vertigini.
Basta aprire la pagina di youtube e scrivere skydiving (paracadutismo) e istantaneamente appare una lista infinita di video di voli ad alta quota, con piroette di uomini che sembra non abbiano paura di niente.
Sicuramente GoPro e RedBull, con i loro concorsi, gare e premi, hanno finanziato e agevolato la diffusione a macchia d’olio di questo sport.
Ormai se le inventano tutte oltrepassando, ogni giorno che passa, limiti che fino ad allora sembravano essere invalicabili.
Sono stati sorvolati tutti i mari, dall’Occidente agli Emirati, dal paracadutismo singolo a quello artistico in gruppo.
C’è chi vola fino alle Hawaii per lanciarsi con un paracadute da un elicottero che sorvola i grandi mari del Pacifico, con tuffo nel vuoto memorabile ed indelebile, e chi invece usa un drone.
E’ successo in Lettonia: la compagnia Aerones, produttrice di droni, ha eseguito “il primo salto da drone” del mondo.
Un particolare drone ha sollevato un uomo, uno stunt-man professionista, ad oltre 300 metri da terra, dopo di che l’uomo si è sganciato dalle corde che lo tenevano sospeso in aria.
Arrivato alla giusta quota, lo stunt-man ha aperto il paracadute atterrando, così, in sicurezza.
Ma cos’è il drone, di cui si sente così tanto parlare in questi ultimi anni?
II drone, altro non è che un velivolo radiocomandato con pilota remoto.
E’ molto utilizzato per le riprese video aeree, è dotato infatti di videocamere, e trova larga applicazione in molte delle attività civili: dal controllo del territorio al monitoraggio dei criminali, dall’analisi dei terreni alla ricerca di dispersi dopo una calamità naturale.
Quest’evoluzione tecnologica nasce addirittura nella Prima Guerra Mondiale, nel 1916, quando l’”Aerial Target” e la cosiddetta “Bomba Volante” (1916) fecero la loro apparizione sui campi di battaglia per test preliminari.
Da quel momento è stato usato per scopi prettamente militari e di spionaggio: il drone ha una precisione quasi millimetrica e riesce ad essere comandato da una parte all’altra del globo.
Con gli anni 2000, il drone è stato convertito, anche, ad uso civile: apparecchi di più piccole dimensioni sono stati inseriti nel mercato diventando dei veri e propri feticci per gli utenti di ogni età, grazie anche alla qualità delle riprese video.
Non stupisce, quindi, la sua nuova applicazione al paracadutismo: tecnica ancora in fase di rodaggio e quindi non ancora replicabile ai più fanatici.
Nulla toglie, però, che questa nuova esperienza possa essere affinata e usata sicuramente per chi ha voglia di una scossa di adrenalina, ma anche, ritornando al campo militare, per azioni di spionaggio meno invasive e silenziose.
Non ci resta che rimanere aggiornati per vedere cosa succederà prossimamente: magari assisteremo a retate direttamente dai tetti della nostra città.