Sono spietati e drammatici i dati che emergono dal rapporto Censis dal titolo: “La sfiducia crescente nella scuola”.
Se già vi erano criticità e debolezze, la crisi di questi anni le ha acuite ulteriormente. E tuttavia ne sta mostrando anche il “cuore”, rilanciando a tutti i giocatori – istituzioni in primis, mondo della scuola e genitori – una sfida da affrontare con visione e coraggio. Il dato più allarmante riguarda innanzitutto l’aumento della sfiducia nella scuola come strumento di mobilità sociale. Se una volta si studiava per migliorare la propria posizione sociale, oggi il sistema educativo italiano non sembra più in grado di mantenere questa promessa.
Qualche numero: solo il 16,4% dei nati tra il 1980 e il 1984 al primo impiego è salito nella scala sociale rispetto alla famiglia di origine. Il 29,5% è invece sceso, di contro al 22,3% tra i nati della generazione 55-59. Questo significa che “il raggiungimento di alti livelli d’istruzione ha avuto ed ha ancora un ruolo ambivalente nel favorire il processo di promozione sociale, in quanto non sufficiente di per sé, ma condizionato fortemente dalla posizione sociale di origine e dalla strutturazione del mercato del lavoro”.