Gran parte dei problemi economici parrebbe trovino negli effetti del Coronavirus il capro espiatorio. Non è così, anche se l’emergenza Covid-19 non è paragonabile ad una semplice influenza per l’alto tasso di ricoveri necessari, i sistemi sanitari potrebbero andare in crisi al diffondersi della epidemia. I virus, in simbiosi con noi, hanno partecipato nello scrivere la nostra storia, ci affiancano da millenni, in varie occasioni hanno disturbato seriamente il nostro benessere, tuttavia se proprio volessimo trovare una funzione positiva: la storia delle epidemie e/o pandemia ci ricordano che la vita è una condizione incerta e precaria, per limitarne queste caratteristiche, lo strumento è unicamente il progredire nella ricerca scientifica. In un mondo globalizzato, non dovremo stupirci per fenomeni di questo genere, dato che, oltre ai trasferimenti dei capitali e alla movimentazione delle merci, abbiamo i frequenti spostamenti di persone, sia per lavoro sia per diletto, peraltro mai così alta nella storia dell’umanità; con noi viaggiano anche i virus.
Ci sono zone del mondo, come in Congo, dove il focolaio, molto aggressivo, Ebola, con un tasso di mortalità del 50%, è ancora attivo. L’Africa ha forti legami con la Cina, basti un dato per capire quanto potrebbe essere precaria la situazione sanitaria: ci sono 2600 voli all’anno che collegano la Cina e l’Africa, e, per quanto ne sappiamo, non vi è alcuna limitazione in atto. Molti più investimenti dovrebbero essere indirizzati da parte di tutti i Governi verso il settore sanitario nazionali per contribuire a salvaguardare la salute, quella globale. La “globalizzazione” avrebbe dovuto contemplare anche impegni, regole da rispettare, soddisfacimento di standard riconosciuti e non solamente diritti e libertà di movimentazione.
Comunque bisognerà abituarsi a convivere con minacce di questo genere, quindi mentre ricerchiamo un vaccino, l’unico antidoto è usare modelli matematici-statistici, i famosi “big data”, per far fronte a fenomeni che non hanno nulla a che vedere con “una semplice influenza”. Dopo una breve premessa, affrontiamo i temi economici, e in questo caso, le ricadute complicano notevolmente lo scenario. Molte volte ci siamo raccontati i grandi cambiamenti socio-economici avvenuti in Cina, altrettante occasioni, a fronte dei successi da loro raggiunti, abbiamo messo in guardia dalle innumerevoli contraddizioni e rischi che questo percorso esponeva l’economia globale.
Con l’ingresso del gigante asiatico nel WTO nel 2001, un Mondo è finito: alla competizione Est-Ovest si è passati alla contrapposizione USA-CINA; dalla centralità del binomio PAESI ARABI-PETROLIO, per approvvigionamento energetico, si è sostituito il controllo, per il 90%, da parte della Cina delle Terre Rare, elementi essenziali per l’industria strategica mondiale come batterie, display, auto ibride, LED, energie rinnovabili; infine il superamento dell’indice di globalizzazione finanziaria (65%) rispetto all’indice di globalizzazione commerciale (55%) . Con un mondo così mutato, interconnesso soprattutto finanziariamente, siamo giunti alle porte di una recessione, dopo la più lunga fase di espansione mai registrata, innescata dal senso di grande incertezza dovuta alla epidemia, ma le cui cause sono da ricercare negli ultimi 20 anni di “follie” monetarie, in un processo di globalizzazione non regolato e senza una leadership.
Ciò che doveva essere un intervento di breve periodo, dopo la crisi del 2008, è invece divenuto il nuovo “paradigma economico”: le Banche Centrali non hanno alcun vincolo, quando anche vi fosse, scatta l’emergenza per derogare, nel proprio bilancio per acquistare titoli e continuare a creare moneta. Il mondo naviga in un mare di soldi, talmente grande, che recentemente anche alcuni operatori finanziari cominciano a lamentarsene. Se il prezzo del denaro è espresso dal tasso d’interesse, siamo nella situazione attuale che vale zero per cento. La commodity “denaro” non vale nulla.
Quale forma di Capitalismo è questo? Ricordo un interessante libro di Zingales – Rajan dal titolo “Salvare il Capitalismo dai capitalisti”, suggerirei una ulteriore versione, come salvare il Capitalismo dopo dieci anni di interventi delle Banche Centrali. Meriterebbe una seria riflessione su questo tema da parte dell’Accademia. Tornando a tematiche meno teoriche, le conseguenze economiche di questo secondo “inconveniente” (coronavirus), dopo quello dei titoli subprime (2008), saranno, nel breve periodo, sia sul lato dei Consumi quanto su quello dell’Offerta: cambieranno alcuni stili di vita, ma nello stesso tempo si complicheranno le cose lungo la catena di approvvigionamento che coinvolge aziende fornitrici dislocate in vari Continenti prima di arrivare ad assemblare il prodotto e anche un servizio.
La combinazione congiunta di questi fenomeni comporterà indebolimento della Domanda mondiale, diminuzione dell’Export, tuttavia la vera incognita è il rischio di un aumento dell’inflazione da costi per alcune aree geografiche. Vi è anche un fattore psicologico: sia i consumatori sia i produttori, prima di tornare alla “normalità”, dovranno ricevere una doppia rassicurazione, prima di tutto che l’emergenza sanitaria è finita, e poi che stiamo ritornando ad una stabilità e normalizzazione delle politiche finanziarie-economiche. Richiederà tempo perché si soddisfino queste due condizioni.
Di fronte a questa possibile prospettiva di stagnazione ed inflazione, con l’attuale situazione di facilità di accesso al credito a tassi quasi zero percento, poco, anzi nulla, potranno fare le Banche Centrali attraverso gli strumenti di politica monetaria, ed inoltre non è abbassando ulteriormente i tassi e/o aumentando la liquidità che si potrà convincere i consumatori a spendere ancora di più, e nemmeno i produttori ad investire. La sensazione è che saranno utilizzati questi effetti di breve periodo per giustificare, ancora una volta, di ricorrere al “pronto soccorso” delle Banche Centrali. Mai come in questi casi, sarebbe meglio ricordare, che dati i sintomi, sarebbe meglio non andarci. In parte invece sta già succedendo, in Asia con le ultime decisioni della Banca Centrale intervenuta per evitare un effetto di “credit crunch”; la Fed ha tagliato i tassi di 0,50%, nonostante ci fosse una volontà per quest’anno di mantenerli stabili e ci sia la piena occupazione, molto probabilmente questo è stato fatto solamente per calmierare le paure degli operatori finanziari, Wall Street detta le priorità tuttavia non sembra del tutto convinta. Voglio ricordare comunque che l’indice S&P 500 dal 2008 ad oggi ha avuto un rialzo, mai registrato nella storia, del 400%, crescita difficile da sostenere con prospettive di crescita di utili aziendali molto ridimensionate. In Europa la situazione è peggiore, per certi aspetti, poichè i tassi sono sempre rimasti bassi (intorno allo zero %), ed è la più esposta a fiammate inflazionistiche da costi.
Il prezzo basso dell’energia per ora ci sta aiutando, tuttavia non è detto che ciò continuerà alla ripresa dell’attività in Cina e per i tagli produttivi dell’OPEC che stanno decidendo. Potremmo affermare che qualsiasi cosa ci succeda nella vita, il consiglio, prima di tutto, è passare in banca (meglio quella Centrale) a chiedere denari, poi il resto si sistemerà quasi per magia. Tralasciando, per un attimo, l’approccio economico, in un mondo normale ci si augurava innanzitutto la Salute, poi il Lavoro e quindi infine arrivavano i Soldi; nella “folle” era della globalizzazione, gli auspici sono cambiati, innanzitutto i Soldi, poi un Reddito (ben diverso dal concetto di lavoro) e la Salute è un corollario del Consumo. Hong Kong ha deciso di avviare un esperimento di “Helicopter money”, depositando 10.000 dollari locali (circa 1200 €) nei conti correnti a ciascun abitante.
Proprio per quest’ultima considerazione mal sopportiamo di limitare i nostri spostamenti, anche per brevi periodi, pur di continuare la routine del consumo. Sentiamo sempre meno discutere di politiche d’investimento sia privato che pubblico, che per loro natura richiama a sè i concetti di progetto, visione, innovazione e strategia socio-economica, i veri valori assenti dalla crisi iniziata nel 2008. A livello d’investimenti siamo ancora al di sotto del periodo precedente 2008. Qui arriviamo al reale “focolaio” della crisi che si prospetta: i progetti, la visione e l’innovazione (non solo la tecnologia) richiedono leadership delle classi dirigenti economiche e politiche. In questo periodo di veloce transazione tecnologica e cambiamenti sociali, soprattutto in Cina, si è formata una nuova classe dirigente appiattita su schemi, valori, su una visione del mondo ormai vecchia per affrontare le nuove sfide.
In America le scelte economiche, sono rimaste fedeli al modello consumistico e tutto concentrato su Wall Street, anche se, dopo la crisi del 2008, l’intenzione fosse di considerare la finanza da supporto al sistema produttivo. A tutto ciò si aggiunge che la Cina non abbia mai abbandonato i propri progetti imperialisti, declinati nella versione economico-capitalista (vedi Belt and Road). In Europa non è mai decollato un progetto socio-economico, pensando che potesse bastare la moneta per trovare unità d’intenti. Non è stato così, diciamo che sui grandi temi europei, come politiche energetiche-ambientali, difesa, tecnologia, politiche migratorie e politiche sanitarie siamo sempre più divisi. Il Continente africano viaggia in un disordine socio-economico e politico, divenendo “terra di conquista”.
Detto in soldoni, questo ordine del mondo ha consumato gran parte della sua spinta propulsiva; diciamo che i risultati di una prima sperimentazione di globalizzazione senza regole, sono scarsi e mal distribuiti, comunque detto ciò, qualche effetto positivo è stato prodotto in alcune aree del pianeta come la diminuzione della mortalità infantile, l’allungamento della vita media, l’aumento della velocità delle informazioni e della formazione. Secondo una recente indagine su quali fossero le maggiori minacce a livello globale: al primo posto i cambiamenti climatici, pari merito con le disuguaglianze. Non è la fine del mondo, nemmeno difronte alle minacce del Coronavirus, ma potremmo, per i futuri periodi, dover esporre un cartello a questo “mondo” con la scritta: “LAVORI IN CORSO”. Le sfide che ci aspettano sono impegnative e molto complesse, non basteranno i banchieri centrali a nascondere la polvere sotto il tappeto, invece ci aiuterebbe seguire un saggio consiglio: trarre le proprie opinioni partendo dai fatti, anziché continuare, come abbiamo fatto sinora, partire dalle proprie opinioni per ricavarne i fatti.