Della visita in Africa di settimana scorsa del Premier Renzi si è discusso parecchio sui media nazionali, e purtroppo nella consueta maniera propagandistica; piu’ interessante sarebbe cercare di comprendere come questa decisione possa inserirsi nella visione strategica degli affari esteri italiani.
Come questa rubrica ha già affermato in passato (e dunque intende rimanere coerente), il nostro interesse nazionale nei confronti del mondo dovrebbe partire da considerazione geopolitiche: i confini e l’energia. Tuttavia un ruolo chiave e decisionale in Europa è negato alla terza economia piu’ grande del continente, e le proposte per flessibilità fiscale e padronanza della crisi dei migranti nel mediterraneo vengono bocciate dal’establishement della mitteleuropa. Forse pero’ è vero anche che Palazzo Chigi è molto vicino ai poteri forti ex-imperialisti e americani, e non detiene un interesse politico particolare a ostacolarli: cosi’ i rapporti economici con la Russia vanno a deteriorarsi (a Saipem e’ stato negato un contratto da 4 miliardi settimana scorsa per la North Sea pipeline), la Libia non è piu’ la principale risorsa di petrolio italiana ma è contesa dalla Francia, e quindi non ci rimane che scendere a patti con i turchi del presidente Erdogan (Astaldi costruirà un ponte sul Bosforo), alleato americano, ma insidioso doppiogiochista.
Se da una parte l’interesse nel sviluppare rapporti economici e duraturi con l’Africa subsahariana (3 summits in 3 anni, non accadeva da 70 anni) puo’ essere un piano coerente, e sicuramente porta con se’ valori umani, quali la lotta alla povertà e al terrorismo, purtroppo non è che un riflesso dei nostri fallimenti dove davvero potremmo e dovremmo fare la differenza.