No. Detto con garbo o con decisione non è dato saperlo. Ma Evan Spiegel, il famoso creatore dell’app Snapchat, il servizio per mandare messaggi, foto e video «usa e getta», lo ha detto direttamente a Mark Zuckerberg, nostro signore di Facebook, rifiutando 3 miliardi di dollari per un’acquisizione che già si prospettava come una delle più costose della storia.
L’obiettivo del guru dei social network era dichiaratamente quello di acquisire i 400 milioni di messaggi veicolati da Snapchat per integrarli alla già potentissima app di Facebook (24 milioni di iscritti solo in Italia). Il problema è che Spiegel ha gentilmente declinato l’offerta rispedendola al mittente. La reazione, animata dall’interscambio della rete, ha avuto i risvolti di una vera e propria rivoluzione social: c’è chi ha inneggiato al dinamismo e al coraggio del CEO di Snapchat, capace di non piegarsi allo strapotere e alle logiche del sistema smaccatamente duopolista di Facebook e Twitter, e c’è chi ha già indicato il prossimo anno come quello della disfatta di una app che ad oggi cresce a ritmi vertiginosi. Il vero baricentro della discussione, in questi casi, sta nel mezzo. Quel che c’è di vero, dati alla mano, è che il fenomeno di Snapchat è in costante ascesa e sta spopolando negli Stati Uniti e nel Regno Unito soprattutto tra i giovanissimi, ma si sta facendo largo anche in Italia.
L’originalità sta nel fatto che tramite l’applicazione è possibile chattare col solo uso delle immagini in modo veloce e sicuro, dal momento che le stesse, una volta visualizzate, si “autodistruggono” dopo massimo 10 secondi. Proprio per questa sua peculiarità, l’app è utilizzata dagli adolescenti per scambiarsi immagini osé e sessualmente esplicite, fenomeno ribattezzato come “sexting”, noto negli States in seguito a numerosi casi di cronaca. Il sistema della rete, come sappiamo, ha condannato in passato gli atteggiamenti troppo attendisti dei creatori di app, che spesso hanno visto erodere il loro valore commerciale nel giro di pochi mesi dopo aver magari rifiutato offerte di fusioni o di acquisizioni da parte di colossi senz’altro più strutturati ed esperti della bolla economica di Internet. Per ora le stime danno ragione a Spiegel. Sebbene sul tavolo sia stata posta una cifra da capogiro per l’acquisizione da parte di Facebook, dal rifiuto ad oggi il valore di Snapchat è salito fino ai 4 miliardi di dollari. Staremo quindi a vedere. In fondo, il fiuto per gli affari e la tenacia hanno sempre (o quasi) pagato. In tutti i sensi.
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