Social Street: Quando il 2.0 Incontra la Realtà

Quante volte vi è capitato di incontrare sul pianerottolo di casa il vostro dirimpettaio e accorgervi di non sapere nulla della sua vita? Quante volte, vi siete accorti di aver bisogno di un vicino, ma di non conoscerne nemmeno uno? Sarà per colpa dei ritmi frenetici, di troppa diffidenza e sospetto nei confronti degli altri, sarà che si è perso quello spirito di comunità di un tempo e si opta sempre di più per un individualismo dal quale è difficile uscire. Lo stesso problema se lo è posto Federico Bastiani, giornalista residente a Bologna, fondatore della prima social street d’Italia, quella di via Fondazza.

Quella del vicinato 2.0 è un’idea a costo zero, utile e soprattutto realizzabile. È bastato creare un gruppo su Facebook e invitare i residenti ad aderirvi tramite passaparola o con dei volantini. Da un semplice gesto è nata una piazza virtuale, una piattaforma dove potersi scambiare informazioni, suggerimenti e richieste, dove poter esprimere i propri bisogni e offrire soluzioni, veloci ed efficaci, anticrisi e antispreco. In poco tempo il gruppo è cresciuto in modo esponenziale e dall’amicizia virtuale a quella reale è stato un attimo.

Sono state messe a disposizione lavatrici casalinghe per quegli studenti fuorisede che ne avevano un disperato bisogno, si condivide il wi-fi, ci si scambia il numero dell’idraulico di fiducia e si offrono ripetizioni ai figli dei vicini. Si discute di progetti futuri, si organizzano social dinner e gite per chi condivide gli stessi interessi. Ristoranti e cinema hanno offerto ai “fondazziani” dei particolari sconti e sono in molti quelli che si sono proposti per portare la spesa ai vicini più anziani. I residenti hanno scelto di mettersi a disposizione gli uni con gli altri, recuperando quei valori e quelle buone abitudini che sembravano ricordi del passato, come il riciclaggio, e lo scambio equo tra vicini di casa.

Una ricetta vincente quella di via Fondazza, che sta prendendo piede non solo in molte altre strade di Bologna, ma anche in via Tripoli a Roma, a Parco Solari a Milano, in via Pitteri a Ferrara. Antropologi e sociologi osservano con curiosità il diffondersi di questo incredibile fenomeno, diventato ormai un vero e proprio oggetto di studio. Le esperienze dei residenti della social street, degli utenti che hanno rivoluzionato la propria vita, e i consigli per chi vuole far nascere una realtà simile nel proprio quartiere, si trovano sul sito www.socialstreet.it.

La social street non è una moda, è un movimento che nasce in un periodo di crisi, al fine di far incontrare la necessità di risparmiare tempo e denaro con il bisogno di umanità e relazione.

Photo credit: Design By Zouny / Foter.com / CC BY