La Cina ha appena fatto registrare il suo terzo miglior risultato in termini di surplus commerciale su base trimestrale: $86 miliardi, una cifra equivalente a circa l’intera produzione dell’economia Danese nello stesso periodo di riferimento.
A renderlo noto, proprio in coincidenza del quinto round di incontri previsti per il “Dialogo Economico e Strategico” tra i leader americani e cinesi, è la General Administration of Customs, l’agenzia amministrativa del Governo di Pechino. Un risultato strabiliante che, se per la maggior parte degli analisti conferma l’imperiosa forza del processo di crescita del Dragone, secondo le ultime analisi del The Economist è stato in realtà costruito su “una posizione di debolezza“: “il riflesso di una fiacca economia domestica piuttosto che di una vorace domanda globale.”
Nel corso dell’anno fino al secondo trimestre le esportazioni cinesi sono infatti cresciute solo del 4,9 percento – il 29esimo ritmo più veloce nell’ultima decade, a cui sicuramente non può essere attribuito il raggiungimento di tale disavanzo. Nello stesso arco di tempo le importazioni sono invece cresciute del 1,3 percento, il quinto ritmo più lento degli ultimi dieci anni. Una dinamica singolare per la Cina, che raramente ha sperimentato larghi surplus nella bilancia commerciale in corrispondenza di una mediocre crescita dell’export (vedi grafico).
Grafico tratto dal The Economist
Sebbene le prestazioni commerciali siano migliorate nel mese di Giugno – secondo i dati dell’agenzia Reuters l’export è aumentato del 7,2 percento, e l’import del 5,5 percento – queste hanno disatteso tutte le previsioni, rinforzando la possibilità che Pechino possa introdurre a breve nuove misure di stimolo per stabilizzare la crescita dell’economia.
Un’eventualità piuttosto certa stando alle recenti dichiarazioni del Premier cinese. In occasione della conferenza con la Cancelliera Merkel, in visita a Pechino lo scorso lunedì, Li Keqiang ha infatti confermato che l’economia cinese sta ancora soffrendo una pressione al ribasso, ed ulteriori interventi governativi al suo sostengo saranno necessari.
Allo stesso modo Wang Jun, economista del China Centre for International Economic Exchanges, ha sottolineato: “Perché l’economia recuperi nella seconda metà dell’anno riteniamo necessario un maggior sostegno di politiche dal governo.”
Anche Pechino si sta quindi accorgendo della necessità di slegarsi da un modello di sviluppo export-oriented – la forza in indebolimento che ne ha caratterizzato l’economia sino ad ora. L’obiettivo è quello di costruire un forte mercato domestico – l’unica debolezza del Gigante Asiatico – di cui un ampio surplus commerciale non può certamente essere un sostituto.