Esiste una relazione causale tra spesa in istruzione e crescita economica? La letteratura economica in materia converge tendenzialmente verso una risposta positiva a questa domanda. Un passo logico successivo è però necessario. Più che la quantità di soldi pubblici o privati spesi in istruzione, quello che rileva al fine della crescita della produttività del lavoro, e quindi della crescita economica, è la qualità del sistema educativo, nonché dei giovani diplomati e laureati che esso è in grado di formare.
Le parole però, si sa, volano via e ciò che davvero conta, una volta comprese e studiate le eleganti teorie economiche, sono le proposte che queste producono. Quando si discute dei possibili modi per migliorare il sistema educativo italiano, sempre più spesso negli ultimi anni, il paragone con i Paesi scandinavi sorge spontaneo.
In Svezia, ad esempio, gli Istituti Vittra stanno rivoluzionando totalmente il concetto di insegnamento e di apprendimento. Contano 8500 studenti tra i 6 e i 16 anni e stanno diventando famose per essere delle scuole senza aule né orari. Tutti gli edifici si strutturano intorno ad una stanza centrale da cui si dirama una serie di stanze laterali, separate le une dalle altre non da tristi bianchi muri, ma da enormi specchi che rendono l’ambiente luminoso, accogliente e smart. Ogni stanza non è però da immaginarsi come la classe di una comune scuola italiana. Non chiamatele aule, ma spazi aperti. Gli studenti hanno infatti a loro disposizione: un laboratorio informatico, un’area di ritrovo, una zona per i progetti e i laboratori collettivi, una sala lettura e una di teatro, nonché un’area relax.