La Tecnologia Incontra la Pubblicità: Programmatic Advertising

Siete stanchi di essere perseguitati nel web da banner che non rispecchiano i vostri reali interessi? Stanchi di guardare più volte la stessa pubblicità all’interno della stessa pagina web? Stanchi di essere invogliati a passare da una compagnia telefonica ad un’altra semplicemente perché il cambio l’avete già effettuato? Lo soluzione: il programmatic advertising. Tra publisher (che vendono spazi pubblicitari) e advertiser (che acquistano spazi pubblicitari) ci si mette in mezzo una tecnologia in grado di targettizzare in tempo reale la audience di un sito facendo risparmiare soldi all’investitore e profilando agli utenti pubblicità meno invasiva, nosense e fastidiosa rispetto a quella a cui siamo abituati.

In un momento in cui i budget delle imprese sono più bassi rispetto al passato, in cui l’offerta è superiore alla domanda e si cerca il giusto mix tra qualità, visibilità e costi, emerge il tema del riallineamento del sistema pubblicitario digitale all’interno del quale si inserisce il programmatic. La metafora migliore che spiega il meccanismo di vendita/acquisto di spazi pubblicitari attraverso questa tecnologia è sicuramente quella della borsa valori con un’unica differenza: nel mercato (ad exchange) anziché i titoli si scambiamo impression (visualizzazioni), grazie a delle piattaforme tecnologiche (Dsp, Ssp).

Programmatic Advertising

I dati, suggeriscono che non si tratti  più solo di un fenomeno americano ma di un trend globale, infatti in Regno Unito, Cina, Brasile, Russia, Giappone e Francia, si registra oltre un 15% di penetrazione sul mercato del display da parte di questa nuova tecnologia. In italia? Siamo partiti in ritardo: nel 2013 i budget digitali gestiti in programmatic sono stati residuali (3,5% totale display vs il 22% in UK), ma si prevede un allineamento al trend europeo, che porterà la maggior parte degli spazi display ad essere gestiti in automation in pochi anni.

Ma qual è il carburante che alimenta la macchina del programmatic? L’insieme dei Big Data, provenienti da una moltitudine di fonti non sempre strutturate, sono il core; non solo per i Publisher, che possono fornire dati importanti e preziosi sugli utenti pur mantenendo un’esperienza unica al lettore e salvaguardando la propria politica editoriale, e per i Brand, che vengono aiutati dalla mole di dati aggregati per le proprie strategie di marketing che possono essere sempre più profilate ai giusti clienti, sorpassando una visione push (di spinta) in favore di una visione di tipo pull (di attrazione); anche da lato utente cambia il modo di fruire pubblicità: non più banner che disturbano la navigazione ma pubblicità che si inseriscono in punta di piedi, pubblicità che raccontano storie, che non verranno riproposti infinite volte allo stesso utente.

Si tratta di una rivoluzione che è arrivata in Italia solo da un paio di anni, e porta con sé una forte domanda di persone, amanti dei numeri, da inserire in questo settore. Vale la pena fare un approfondimento no?