“Turismo Rosso”: Rinnovare l’Identità Comunista Nella Cina Moderna

Samuel Johnson, critico letterario e saggista britannico,  una volta disse: “Nessun uomo è mai stato grande per imitazione“. Sostituite “uomo” con “nazione” ed otterrete il sentimento prevalente ad oggi negli animi dei quadri del Partito Comunista Cinese (PCC).

Il Dragone Asiatico, via via che procedeva sullo spinoso sentiero di transizione da un’economia statalizzata verso un sistema di mercato, conformandosi ai – e venendo conformata dai – modelli di sviluppo Occidentali, si è infatti rivelato sempre più sensibile alla perdita della propria identità politica. Dal momento che la Cina si è aperta al mondo – si legge sul People’s Daily di Febbraio – “i cinesi hanno abbracciato pensieri diversi, compresi gli obsoleti e malsani ideali del mammonismo e dell’individualismo estremo.”

Gli stessi timori emergono chiaramente dal processo evolutivo che ha caratterizzato la definizione degli obiettivi ultimi delle riforme economiche, revisionati e proclamati di volta in volta dai policy-maker cinesi a partire dal 1979. Una serie di originali concezioni dalle quali non traspare mai un’esplicita intenzione di convergere ad un sistema di mercato puro (vedi tabella 1.1), ma solo un culto dell’unicità alimentato dalla prospettiva di tracciare quella famosa “Third Way” tra capitalismo e socialismo.

China Red Torusim