Particolato e polveri sottili, composti organici volatili, fumo di sigaretta, allergeni, virus e batteri, muffe e spore, acari, gas, vapori chimici: queste sono solo alcune delle microscopiche particelle che rendono insalubre l’aria che respiriamo ogni giorno all’interno degli ambienti dove trascorriamo la maggior parte della nostra giornata, i nostri posti di lavoro, gli edifici pubblici e anche le nostre case. Una ricerca scientifica condotta negli Stati Uniti nel 2013 dimostra, infatti, che il 98% del particolato disperso nell’aria di ambienti chiusi, con dimensioni inferiori ai 3 micron (0,003 millimetri) non risponde efficacemente ai sistemi di ventilazione tradizionali.
Il problema di un’aria respirabile sana è di primaria importanza per la nostra salute e oggi un’idea innovativa sembra poter garantire standard molto migliori. Parliamo di U-Earth, un’azienda torinese, responsabile dello sviluppo, produzione e commercializzazione di un brevetto americano di bioreattori AIRcel in grado, secondo i risultati forniti dall’azienda, di ottenere fino al 100% di pulizia dell’aria in un ambiente indoor.
Avevamo già accennato a questo marchio parlando nella sezione Smart Farm di Progetto Tiresia .
La caratteristica principale di AIRcel U-Earth è appunto quella di essere Bio e cioè di funzionare grazie a delle colonie di microorganismi non patogeni e non geneticamente modificati che, per un processo di bio-ossidazione, distruggono le sostanze intercettate tramite convenzione e attrazione molecolare, due processi fisici che garantiscono insieme la cattura di contaminanti di tutte le dimensioni. Questi vengono poi digeriti e scomposti in acqua, anidride carbonica e nella base elementare propria del composto, non presentando così nessun problema di smaltimento scorie.